Chi ci ha seguito dall'inizio ed ha letto il racconto sulla perdita d'acqua proveniente dal piano di sopra saprà che una famiglia di origine cinese occupa l'alloggio al terzo piano dello stabile in corrispondenza del nostro alloggio. A parte in quell'occasione, gli scambi verbali tra di noi si riducono ad un "Hi" accompagnato da un sorriso, quando li incontriamo all'ingresso o sul vialetto che conduce al pulmino scolastico. Le tre bambine frequentano la scuola elementare quindi hanno orari diversi dai nostri: le sentiamo letteralmente "saltare" giù dal letto verso le 6.30 per essere pronte a scendere le scale alle 7.10, orario in cui Tommaso si alza ed io comincio a spadellare... Le casa è di legno e, almeno in questo caso, la moquette ci sembra una benedizione.
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A settembre, nella piscina del complesso, durante uno dei primi barbeque con i vicini |
A spezzare l'idillio con Morfeo ultimamente ci pensa però un altro vicino: un Carolina Wren che come un orologio svizzero inizia il suo cinguettio amoroso verso le 5.30 del mattino. Assolutamente troppo presto! Non sono un'esperta ornitologa, ma nel dormiveglia i pensieri fluttuano e si confondono con i sogni ed ho spesso augurato all'innamorato di conquistare la sua dolce metà, che abita sul ramo di un albero poco distante, e di volare insieme lontano da tutto e da tutti, ma soprattutto dalle mie orecchie.
Ormai sveglia per il Wren ne approfitto per fotografare anche il Cardinal, l'uccello simbolo del North Carolina. Sicuramente più colorato e meno mattiniero!
Tornati da New York la settimana scorsa, ritroviamo il balcone (tavolo e sedie comprese) ricoperto da uno strato di polvere gialla tipo segatura, ma molto più fine. Il primo pensiero va ai vicini del piano di sopra, poiché il soffitto di assi di legno lascia delle fessure larghe anche un centimetro. "Avranno fatto dei lavori durante la nostra assenza!". Un paio d'ore di lavoro ed il balcone è come nuovo, pronto per accogliere i panni della prima lavatrice della giornata. Qui nessuno stende, usano tutti l'asciugatrice, ma per abitudine o senso ecologico non riesco ad abituarmici. Il lunedì mattina esco a ritirare le ultime magliette e le ritrovo coperte dalla famosa polvere gialla...salgo le scale, busso, aspetto, chiedo gentilmente quando finiranno i lavori... la signora mi guarda stupita e chiede la traduzione alla figlia che è rimasta a casa malata. Mi risponde che non stanno lavorando. Vede la mia faccia titubante e si fa tradurre "dust" in cinese. Sa che non mi ha convinta e mi fa entrare in casa, dirigendosi verso il balcone. In effetti non ci sono lavori in corso, ma l'occhio vigile alla Sherlock Holmes nota del residuo di polvere gialla sugli assi del pavimento: "Ecco, è questa la polvere che ricopre il mio balcone ed il mio bucato!"
Con la tipica calma asiatica che invidio, mi dice che è polline degli alberi...
Torno al piano di sotto insoddisfatta e non convinta: gli alberi davanti a casa sono ancora spogli!
Roberto torna dal lavoro dicendo che il suo collega gli ha raccontato che durante la settimana in cui noi eravamo a New York per le vacanze di primavera, la varietà di pino più diffusa nel North Carolina (il Loblolly Pine o Pinus Taeda) ha rilasciato talmente tanto polline da colorare i fiumi di giallo...ops! La buona notizia è che questo polline non provoca allergia, la brutta è che dovrò trovare il modo per scusarmi e riallacciare i rapporti di vicinato compromessi.
Tutti, infatti, sono molto gentili, ad eccezione di un signore di mezza età, caucasico, probabilmente americano (più che borbottii non abbiamo sentito) che non risponde ai saluti e ci guarda con aria truce. Abita al primo piano ed ha una macchina vecchia sporca di vernice: pensiamo faccia l'imbianchino! Un giorno abbiamo parcheggiato l'auto davanti a casa come al solito, ma per sbaglio Roberto ha schiacciato il pulsante "anti-panico" ed è partita la sirena che dovrebbe spaventare eventuali aggressori o ladri d'auto...spaventando solo noi perchè non avevamo idea di come farla smettere! Forse mettendo in moto la macchina? Forse aprendo e chiudendo le portiere? Forse aspettando...? Questa è stata la soluzione, ma durante quei lunghissimi minuti di imbarazzo il vicino "simpatico" è riuscito ad affacciarsi alla finestra, a sbuffare, a chiederci borbottando se la macchina fosse nostra (parcheggiamo di fianco alla sua da otto mesi e ci incontriamo un giorno sì e uno no!) per poi richiudere la finestra del balcone stizzito ed infastidito! Keep Calm. Almeno adesso sappiamo a cosa serve il pulsante rosso sul portachiavi di Galactica.
Come in tutti i telefilm americani che si rispettino, abbiamo anche noi una vicina che ci entra in casa scalza e, quasi senza bussare, si accomoda sul divano o a tavola e apprezza ciò che cuciniamo. E' una ragazzina che vive con il padre nell'alloggio proprio accanto al nostro e frequenta la stessa scuola di Rebecca, pertanto prendono insieme il pullman al mattino. Dopo aver assaggiato per la prima volta gli gnocchi di patate fatti in casa ed averne decantata la bontà al padre, quest'ultimo ha deciso di provare a riprodurli lui stesso. Soddisfatto, ha bussato alla porta e ci ha consegnato cinque gnocchetti coperti da una quantità esagerata di parmigiano e rosmarino e sottoponendoci ad una specie di valutazione culinaria. In fondo gli italiani sono famosi in tutto il mondo per il buon cibo. Chi miglior giudice di noi per i suoi esperimenti? Ci è toccato anche assaggiare della pancetta fatta in casa e del pane integrale... Delicious, come dicono qui e poi, come dire di no ad un vicino?
Una coppia di anziani giapponesi abita in uno degli alloggi al nostro stesso piano. Amano, come noi, passeggiare nel vicinato e li incontriamo spesso. Ricambiamo al sorriso che nasce spontaneo ma, per problemi di incomprensione linguistica, non siamo mai andati oltre un'alzata di mano da parte nostra cui segue un accenno di inchino, magnifico intreccio gestuale che segna l'incontro tra culture diverse. Pochi giorni fa, li abbiamo incontrati non per strada, ma sulla soglia di casa e, teneramente, l'anziano signore ha appoggiato il braccio su quello di Roberto per catturare l'attenzione, con un altro gesto ha indicato la loro porta di ingresso e con uno sforzo quasi sovrumano ha pronunciato in inglese le quattro cifre che compongono il loro numero di appartamento: un sorriso sincero ha siglato le presentazioni ufficiali!
La prima volta che, ad agosto, abbiamo visionato l'appartamento ho chiesto ad una ragazza che stava entrando con le borse della spesa nel condominio accanto al nostro se si trovasse bene in questa zona. Mi aveva risposto che era una zona tranquilla, con un buon vicinato. Aveva ragione!
Per ora un saluto a tutti i vicini saluzzesi e un ringraziamento a chi si sta prendendo cura delle nostre piante! Potete stare tranquilli solo più alcuni mesi, poi torneremo ad animare il quartiere...
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