Anno sabbatico
negli States. Da sempre sognavo di trascorrere un periodo lungo in un generico “English
speaking country”: aggiornamento per me ed opportunità per Rebecca e Tommaso di
acquisire quel livello di fluent English che non si impara sui banchi di
scuola, ahimè! Ma quale English impareremo?
Che l’American English non fosse proprio la lingua del bardo me lo aspettavo, ma forse avevo sottovalutato le miriadi di variazioni sul tema che ci hanno accolto e messo alla prova fin da subito.
Che l’American English non fosse proprio la lingua del bardo me lo aspettavo, ma forse avevo sottovalutato le miriadi di variazioni sul tema che ci hanno accolto e messo alla prova fin da subito.
Lo standard
American English andrebbe benissimo: diciamo pure "fall" al posto di "autumn", utilizziamo
l’ausiliare anche per il verbo avere o inseriamo il mese prima del giorno
nelle date…
Il vero problema nasce con l’uso dei dialetti ed in particolare della “parlata del sud” che coinvolge l’area che comprende gli stati costieri di Virginia, North e South Carolina, Georgia, Alabama, Missisipi, Louisiana, il nord della Florida e la zona detta anche South Midland, cioè sud della Virginia Occidentale e del Kentucky, Tennesee, Arkansas, sud del Missouri e dell'Oklaoma, fino alla metà orientale del Texas.
Il vero problema nasce con l’uso dei dialetti ed in particolare della “parlata del sud” che coinvolge l’area che comprende gli stati costieri di Virginia, North e South Carolina, Georgia, Alabama, Missisipi, Louisiana, il nord della Florida e la zona detta anche South Midland, cioè sud della Virginia Occidentale e del Kentucky, Tennesee, Arkansas, sud del Missouri e dell'Oklaoma, fino alla metà orientale del Texas.
Quanto può cambiare la pronuncia della stessa parola a seconda della variazione dialettale? Tanto, ve lo
assicuro!
Il “guy” che è venuto da noi ad agosto per
l’installazione del gas aveva veramente voglia di fare quattro parole… noi
abbiamo annuito molto e tentato di fare commenti neutri, rivelandoci a vicenda,
non appena salutato il tecnico gentile, che non avevamo capito una parola. Il
ritmo era piacevole, l’argomento trattato erano le attrazioni turistiche da non
perderci in North Carolina… I particolari? Non ne abbiamo la più pallida idea!
Ci siamo assicurati che il gas funzionasse rimandando i consigli turistici alla
sempre affidabile Lonely Planet!
Il Southern American English ha inoltre molti legami con un'altra varietà di inglese con la quale abbiamo imparato a convivere: l’inglese afro-americano vernacolare (AAVE), conosciuto anche come Black English. Le origini sono ancora dibattute, ma è sicuramente legato alla storia afro-americana e presente nella sua letteratura. Si differenzia dall'inglese standard per pronuncia e tempi verbali nonché, in misura minore, sul piano lessicale. A volte sembra quasi un'altra lingua...(https://en.wikipedia.org/wiki/African_American_Vernacular_English).
Adesso che sono
passati tre mesi e abbiamo fatto pratica ai vari uffici per l’installazione di
TV e Internet, acqua ed elettricità, ai vari Home-Depot (enormi “Fai-da-te”)
alla ricerca di vari prodotti di uso comune (scherzo!) tipo il liquido per il motorino che
solleva la capotte della nostra “convertible” o anche solo conversando con gli autisti dei bus, siamo finalmente entrati nel ritmo (il country blues va per la maggiore)
e frasi come "I ain't gonna take..." non ci spaventano più!
La settimana scorsa
abbiamo avuto una perdita d’acqua dal sensore anti-incendio. Panico, non tanto
per qualche goccia d’acqua, quanto per la trafila di telefonate che mi
aspettava. Quanti accenti dovrò decifrare? Chiamo il responsabile dell’agenzia
che ci ha affittato l’alloggio (tutto bene, lui parla uno Standard American
English) e gli comunico che abbiamo una perdita d’acqua dalla valvola
anti-incendio nell’ingresso. Chiamerà la direzione e manderà qualcuno ASAP (as
soon as possible). Dopo due ore non si è ancora presentato nessuno. Nel
frattempo ero salita al piano di sopra e avevo suonato il campanello. Una giovane
donna asiatica stava facendo la doccia. Aspetto sul pianerottolo che si
asciughi e in una conversazione più gestuale che sonora (siamo buoni e
definiamolo un ESL: English as a Second Language) mi dichiara che lei non ha
problemi di perdite… certo, volevo dirle, è il suo bagno che perde, i problemi
li ho io… ma soprassediamo!. Richiamo l’agente immobiliare e aggiungo il
particolare della doccia che, secondo me, è rilevante (anche secondo l’agente,
che mi chiede di riferirlo a chi verrà ad esaminare il problema…sta diventando
il gioco del telefono senza fili…).
Comincia a gocciolare anche in altri punti del soffitto e ho solo due secchi (uno è quello che ci servirà per il famoso trick or treat di Halloween!). Sollecito con una foto. Ricevo una prima telefonata e mi ritrovo a parlare di infiltrazioni e pressione nei tubi… Shakespeare si sta allontanando sempre più… seconda telefonata, di un altro tecnico. Aiuto, chi è questo? Arriverà anche lui nel giro di poco, dice. Intanto suona il campanello. “Hi, Guys”, un giovane con l’immancabile cappellino si presenta come tecnico della direzione e ci chiede una scala per controllare la valvola… ti pare che abbia una scala? Non potevo mica costruirla con le scatole delle pesche! Va a prenderla sul furgone… nel frattempo l’agente vuole notizie… mi chiede di fargli telefonare dal tecnico appena torna. Il tecnico non vuole telefonargli perchè, dice, non sa qual è la causa della perdita con certezza (da un problema di lingua diventa un problema di responsabilità: meglio tacere!). I vicini del piano di sopra arrivano e può fare un sopraluogo. Lo esorto con bei modi e lui, reticente, sostenendo che probabilmente non gli apriranno la porta (dalla lingua allo stereotipo culturale!) si incammina su per le scale. Io e Roberto ci guardiamo e non abbiamo bisogno di parole. Il tecnico torna in pace con se stesso e con il mondo convinto che il problema sia il “grout” (prendetevi il piacere di ascoltare le varianti di pronuncia di questa parola: http://www.wordreference.com/enit/grout attorno alla vasca da bagno (che qui non si dice “bath”, ma “tube”), ma non vuole chiamare l’agente. Vuole che lo chiami io, quando lui se ne sarà andato e gli spieghi la situazione… Rieccoci! Gli chiedo almeno di scrivergli un messaggio e gli passo il mio cellulare con nonchalance. Lui scrive alcune frasi molto meditate, poi mi guarda e mi chiede in quale lingua è settato il telefono. “Ah, italiano, mi sembrava una lingua strana…”. Siamo pari, vorrei dirgli, perchè a me sembra strana la sua, di lingua! Quella che non vuole parlare! Ci lasciamo con Brad con la promessa che se le cose peggiorassero possiamo chiamarlo a qualunque ora, ma possiamo stare tranquilli, ribadisce, perchè la famiglia asiatica ha promesso che non useranno quel bagno fino a riparazioni avvenute! (Promessa da marinai o non avevano capito il Southern American English di Brad, perché durante la notte ci sveglieremo con un familiare gocciolio. Roberto salirà a bussare ma... nessuno aprirà).
Per concludere la giornata mi ritrovo a parlare
con una signora, che immagino di mezza età, ben istruita (Standard
American English) che pensa di parlare con l’inquilina del terzo piano, chissà perché
e da chi ha avuto il mio numero. E’ la proprietaria dell’alloggio incriminato e
deve concordare con la famiglia affittuaria quando entrare nell’appartamento
per i lavori: auguri! Chiarito il malinteso salgo un piano di scale per
passarle la signora asiatica al telefono, perché non ha il suo numero, e nel
frattempo chiacchieriamo amabilmente di riparazioni, assicurazioni e tempistica
dei lavori… anche Chaucer mi sta abbandonando! La donna asiatica non risponde.
Le lascerò un foglietto sotto la porta, suggerisco alla padrona di casa, che mi
ringrazia dicendomi: “I appreciate”. Almeno qualcuno ha apprezzato lo sforzo!
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L'inglese americano ha sempre mostrato una marcata tendenza a usare i sostantivi come verbi. Esempi di nomi resi verbi sono interview, feature, advocate, exit, gun...
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