giovedì 23 marzo 2017

Dalla battaglia dei cuscini alla Battle of the Books.

Battle of the Books

"The Battle of the Book" cui ho partecipato in questi mesi non ha nulla a che fare con la satira in prosa di Jonathan Swift, in cui l'autore immagina una battaglia tra libri antichi e moderni ambientata tra gli scaffali della Biblioteca di St. James...


Non ci sono libri migliori di altri (per Swift vincevano quelli antichi), ma con una modalità divertente si promuove la "buona" lettura a ragazzi di ogni età, coinvolgendoli in una battaglia a suon di domande letterarie. 

Gli americani impazziscono, letteralmente, per questa iniziativa che, seppur con regole leggermente diverse per ogni distretto scolastico, viene promossa a livello nazionale.

Ovviamente anche il distretto di Chapel Hill-Carrboro ne ha organizzata una e la bibliotecaria della Seawell Elementary School, dove presto aiuto come volontaria, mi ha chiesto se ero interessata a fare il "coach". Ecco come sono stata arruolata.

Poco prima dell'inizio delle vacanze natalizie è stata pubblicata la lista dei libri da leggere, che cambia ovviamente di anno in anno, e che comprendeva 22 titoli.
I libri in questione (per ogni titolo la biblioteca interna ne ha una ventina di copie in prestito d'uso) sono stati letteralmente presi d'assalto.



Diversi i generi letterari presenti: dal fantasy al romanzo storico, dal realistico al fantascientifico. Diverse le tematiche ed il grado di difficoltà di lettura: ogni lettore poteva sicuramente trovare qualcosa di adatto a lui.
E' stata una bella occasione per leggere alcuni bei libri per ragazzi ma, lo ammetto, non li ho letti tutti e ventidue!



A fine gennaio sono incominciati gli incontri di squadra: una volta alla settimana 10 ragazzi, suddivisi per età, si sono incontrati durante la pausa pranzo e, supervisionati dai "coach", solitamente genitori volontari, si sono preparati alla grande sfida.

La cosa più difficile per la mia squadra è stata decidere il nome ufficiale, che doveva avere qualche relazione con il mondo della lettura; in elenco eravamo la squadra numero uno e così ci siamo chiamati per diverso tempo semplicemente "Team One" in attesa di ispirazione. Messi alle strette e ormai affezionati al nostro "nickname", abbiamo poi optato per un "The Year of Team One", parafrasando "The Year of The Dog", il titolo di un libro in elenco.



I ragazzi arrivavano in biblioteca con il pranzo al sacco (il famoso panino di burro di arachidi e miele o la variante fantasiosa, di burro di arachidi e marmellata) o con il vassoio della mensa (solitamente una fetta di simil pizza unta o una specie di ragù grossolano nel quale intingere delle patatine/nachos stile messicano, del latte alla fragola o al cioccolato e alcuni pezzetti di frutta per salvare l'apparenza di dieta bilanciata).

Non resistendo all'impulso di ogni mamma italiana a sfamare tutti e non potendo presentarmi con un "grilletto" di pasta, a partire dal secondo incontro li ho "adottati" dal punto di vista culinario ed ho dispensato mini-sandwich di biscotti novellini farciti di crema alle nocciole: è stato un ottimo incentivo alla lettura!
Il mio British English è stato però subito corretto dalla classica ragazzina "so tutto io" che, alla mia offerta di "biscuits", ha fatto finta di non capire fino a quando i "cookies" in questione sono usciti dalla scatola ed ha realizzato che non le conveniva fare la furba: li chiamassi come volevo, erano troppo buoni per permettersi di perderli a causa di una discussione linguistica!
  
Questi i veri "biscuits", tipici degli stati del sud: farina, baking soda, latte, burro e sale...

Come comportarsi in caso di problemi di disciplina? I coach non sono autorizzati a prendere iniziative al riguardo e caldamente invitati a segnalare eventuali problematicità agli insegnanti di riferimento. Fortunatamente non è stato necessario. Tranne un paio di ragazzine chiacchierine, vedi sopra, tutti si sono comportati benissimo sia durante gli incontri di preparazione che durante la gara. Il famoso "fairplay" è stato rispettato e tutto si è svolto nel miglior modo possibile, ma ho sicuramente imparato che l'approccio americano è diverso da quello italiano. 
Un esempio. Un paio di ragazzini entrano in biblioteca e utilizzano in modo poco appropriato le poltrone a sacco presenti in un angolo e, sghignazzando, creano parecchia confusione. 
Io avrei detto senza parafrasare: "Smettetela!" 
L'approccio americano invece è molto soft: "Mi sembrate particolarmente stanchi oggi quindi, forse, quelle poltrone non sono così adatte a voi... perché non vi sedete al tavolo? Probabilmente vi aiuterebbe a concentrarvi".


Durante gli incontri, oltre a mangiare biscotti, abbiamo discusso apertamente dei libri, raccontato le trame, analizzato i personaggi principali, evidenziato fatti e situazioni importanti, simulato delle battaglie e memorizzato titoli ed autori. Come gestire il gruppo e quali attività fare erano a discrezione dei "coach" quindi mi sono ritrovata nuovamente a preparare le lezioni, abbandonando, un giorno a settimana, il beato anno sabbatico! Ovviamente i ragazzi non dovevano leggere tutti i libri, anche se molti lo hanno fatto; era però importante monitorare che tutti i titoli venissero letti da almeno un paio di persone. Da qui l'idea del cartellone anonimo per non discriminare tra "grandi" e "piccoli" lettori: un semplice stampino con un paio di occhi teneva memoria di ogni libro letto!


Arriva la fatidica settimana della battaglia. Come in un torneo le squadre si affrontano accumulando punti con domande che cominciano tutte con: "In which book...", mentre un punto extra viene assegnato se si conosce il nome corretto dell'autore. Solo il portavoce della squadra può dare la risposta definitiva, dopo aver consultato i compagni, entro 20 secondi.

The Year of Team One è la squadra sullo sfondo!

Il coach non può aiutare, solo emozionarsi quando i ragazzi lo guardano soddisfatti per una risposta corretta o tristi perché la fretta ne ha fatta sbagliare una... 

La squadra vincitrice della scuola affronterà poi le rivali cittadine in una sfida finale. A rappresentare la Seawell nel 2017 non sarà purtroppo The Year of Team One, ma tutti i ragazzi che hanno partecipato (circa 100 solo nella "mia" scuola) hanno già vinto la battaglia a suon di "piume letterarie" che, uscite da soffici cuscini, mi hanno regalato un'altra bella esperienza da portare in Italia!

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