martedì 25 luglio 2017

L'ultimo miglio

Inizio di giugno. Incominciano i preparativi per il rientro perché entro la fine del mese ci scade il contratto di affitto e dobbiamo liberare l’appartamento. Abbiamo appuntamento con l’impresa di pulizie per il “carpet cleaning” obbligatorio, in vista della restituzione della caparra, il 30 alle 9.30 del mattino, pertanto il 29 ci trasferiremo nuovamente dal nostro amico per un paio di giorni prima di volare sull’altra costa per un’ultima vacanza americana. Tutto pianificato sulla carta: tre notti a Durham, viaggio dal 3 al 21 luglio, ancora cinque notti a Durham, auto-van a noleggio il 26 mattina per trasferirci a Washington ed imbarcarci in serata, arrivo in Italia il 27. Tutto fila in teoria, ma la pratica è un’altra cosa.

Appartamento completamente vuoto entro la fine del mese. Da che parte cominciare? Dai mobili che non ci servono particolarmente…già, ma vista la filosofia zen che ci ha accompagnato in quest’avventura, non abbiamo troppi fronzoli: tavolo della cucina indispensabile, letti indispensabili, divano e tavolini non indispensabili ma graditi per almeno ancora quindici giorni… forse è meglio aspettare che i ragazzi abbiano finito scuola per permettergli di concentrarsi con gli esami.

Ci piacerebbe provare l’esperienza di un “garage sale” o “yard sale”, così comuni negli Usa, ma non siamo sicuri che nel complesso si possa fare e comunque non abbiamo un sabato a disposizione alla fine del mese (che finisce di venerdi!).

Decidiamo di cominciare ad inserire alcuni articoli su un sito di vendite online chiamato Craiglist un sabato sera, dopo averci lavorato tutto il pomeriggio tra scrivere gli annunci, creare i link, fare le foto, stabilire i prezzi. Stremati ci godiamo il divano, visto che non lo abbiamo ancora venduto, per la visione di un bel film in famiglia. Prima di andare a dormire controlliamo la posta elettronica: abbiamo già un’offerta per le sedie del patio, senza il tavolo, per 20 dollari in meno rispetto al set completo. Verrebbero il mattino seguente a ritirarle. Da non crederci! Eppure abbiamo scritto che erano disponibili a partire dal 20 giugno. Capiamo subito che “qui” e “ora” sono le parole chiave della vendita e che se qualcuno è interessato a qualcosa bisogna cogliere l’occasione. Accettiamo l’offerta ed iniziano “le danze”: domenica mattina arriva un ragazzo e quasi senza dire una parola prende le sedie, paga e se ne va.

Molti rispondono agli annunci, alcuni spariscono dopo un semplice “Is it still available?”, altri provano a mercanteggiare a volte al limite del ridicolo. Un paio di catene di Sant’Antonio e truffe online (anche in America non ne sembrano immuni!) e qualche “caso umano”, ma con un po’ di pazienza portiamo a termine l’impresa.

Pezzo per pezzo l’appartamento inizia a svuotarsi, mentre accumuliamo incontri e pezzi di mondo. Una mamma single compra i letti di Rebecca e Tommaso per i suoi due figli adolescenti che sono un po’ stretti nei lettini singoli, ma non ha fretta e li ritirerà il 29. Fantastico.

Una gentilissima coppia Messico-Honduras con due bellissime bambine dai capelli più neri che io abbia mai visto, è interessata al tavolo da pranzo, ma si trasferiranno solo a fine mese. Per noi è l’ideale. Ci lasciano una caparra anche se non richiesta e la signora si offre di lavare i bicchieri con i quali ho offerto del succo di arancia alle figlie. Il marito parla quasi solamente in spagnolo anche se vivono qui da più di dieci anni e gli brillano gli occhi quando diciamo che il Messico ci è rimasto nel cuore.

Un papà si presenta a ritirare uno scaffale con il figlio maggiore di otto anni, il secondo è in arrivo. Quando esce, Roberto mi chiede: “Hai visto cosa aveva sotto la giacca?”. Intenta a chiacchierare con il ragazzino non avevo notato la pistola! Aiuto! Fortuna che non ha contrattato sul prezzo…

Una ragazza ritira lo stendibiancheria…le regalo mollette e cesto per la biancheria.

Una vicina di casa viene a salutarci e ci dice che è interessata alla TV. Lei ne ha una vecchia e piccola che usa per dare lezioni di italiano e per guardare “Don Matteo”. E’ abbonata alla Rai!!! Quando era giovane e hippy, era partita per l’Italia dove aveva vissuto un paio di anni lavorando e studiando la lingua. Rientrata negli Stati Uniti aveva coltivato la passione per l’italiano, laureandosi e ottenendo un posto all’Università nel dipartimento di lingue straniere. Unica americana fra professori italiani, ha dovuto versare sangue leggendo i classici. Ma torniamo alla televisione. Vuole metterla su un tavolino con le ruote, che io ho visto quando sono stata a casa sua per un caffè, e non è certa delle dimensioni. Centimetri e pollici non la convincono. Roberto decide di tagliare la testa al toro e le propone di portare la televisione nel suo appartamento per verificare di persona. Non sapeva in quale guaio si stava cacciando. Passeremo le tre ore successive nel suo salotto. “Roberto, sei sicuro che togliendo il cavo dalla vecchia TV io non perda le puntate registrate di Don Matteo?” Invano Roberto le spiega che “don Matteo” non è nella televisione, ma nel decoder e nel servizio di registrazione offerto dalla tv via cavo. Meglio chiamare l’operatore e accertarsi. Sono le sette di sera e, quando sentiamo una voce femminile dall’altro capo del telefono, non credo alle mie orecchie. In viva voce si instaura una bizzarra conversazione che convince la nostra vicina a tentare l’impresa di staccare il filo, ma ancora titubante chiude gli occhi e simpaticamente minaccia Roberto “Non cancellarmi don Matteo!”. Altra telefonata all’operatore per la conformazione del video e collegamento del videoregistratore (e se don Matteo fosse trasmigrato nel VHS?): ha infatti delle vecchie cassette che ogni tanto ama rivedere. Una di queste contiene un video amatoriale di lei che canta in italiano: ovviamente ne guardiamo una parte per verificare che funzioni!!! Morale della favola? Due giorni dopo ci ritroviamo a casa sua per vedere un documentario di Camilla Calamandrei sui prigionieri italiani trasferiti negli Usa durante la Seconda Guerra Mondiale. E’ bello, ben fatto e ci regala un pezzo di storia che non conoscevamo. Un gelato e spuntano vecchie foto dei suoi viaggi in Italia in visita ai parenti di Roma e Monopoli!

Manca una settimana alla fine del mese e le offerte per i tavolini da soggiorno e i divani non sono arrivate a buon fine. Decidiamo di sfoderarli e lavarli in modo da renderli più appetibili e di fare una super offerta per l’acquisto in blocco di tutto il salotto. Piantana in omaggio. Arriva un’offerta e incrociamo le dita. Passiamo l’ispezione e felici aiutiamo gli acquirenti a caricare il tutto su un van a noleggio.

Trovate le differenze!


Ci rimane solo più la scrivania e la sedia (trovata da Tommaso davanti al pattume, quindi il guadagno spetta a lui!). Aggiungiamo la lampada da studio nell’offerta e aspettiamo. Una studentessa sarebbe interessata, ma non ha la macchina e ci chiede se siamo disponibili a portarle a casa gli acquisti. Rilanciamo includendo il prezzo per il trasporto e, roof top abbassato, Galactica si trasforma in “delivery car”. Con diciotto minuti di strada arriviamo davanti ad una casa per studenti in una via laterale a pochi isolati dall’università di Chapel Hill. Una ragazzina che potrebbe essere nostra figlia ci fa entrare e la aiutiamo a trasportare i vari pezzi nella sua camera. Il disordine fatto stanza. Scarpe ovunque. Un letto sfatto. Roberto previdente si era portato la cassetta degli attrezzi e, con spirito paterno, rimonta la scrivania, regola la sedia all’altezza giusta…le auguriamo buona fortuna per gli studi. Entrambi uscendo pensiamo che tra pochi anni quella ragazza sarà Rebecca… siamo contenti di averla aiutata.

Gli ultimi rimasugli finiscono nella zona che noi chiamiamo “il pattume”: in realtà è un’area di libero scambio vicino all’isola ecologica del complesso dove è possibile posizionare ciò che non serve più e che qualcuno sicuramente riutilizzerà. Una sedia e un comodino li abbiamo trovati in questo modo ed ora i nostri ultimi pezzi invenduti e i vestiti di Tommaso e Rebecca diventati piccoli spariscono nel giro di un paio d’ore.

Piatti, bicchieri, posate, pentole inscatolate. Forse serviranno a Roberto. In caso contrario tenterà di vendere tutto in blocco o lo regalerà. Noleggiamo un furgone da Home Depot e trasferiamo dal nostro amico il letto matrimoniale che ci aveva imprestato ad inizio anno.


Rimangono i vestiti. Siamo partiti dall’Italia un anno fa con quattro valigie, quattro trolley e quattro personal items. Dobbiamo tornare a Saluzzo con quattro valigie, quattro trolley e quattro personal items. Sembra un’impresa impossibile nonostante abbiamo già sfruttato il bagaglio da stiva degli amici che sono venuti a trovarci, spedendo in Italia vestiti e scarpe invernali, libri, “ceramiche” di Tommaso, decorazioni natalizie…


Guardo e riguardo nei vari closet e mi sembra che più roba infilo nelle valigie, più se ne riformi su ripiani e cassetti. “Stuff”, direbbero gli americani, con una parola inflazionata che va bene per oggetti e sentimenti, e che si addice a questo momento in cui tutto sembra traboccare.

Quello che serve per il viaggio sulla costa Ovest nei trolley, quello che serve in questi ultimi giorni in borse di carta, quello che sicuramente andrà in Italia nelle valigie… ci sono stati preparativi più semplici!

In ogni caso tutto è stato trasferito a casa del nostro gentil ospite. A vacanze terminate ci penseremo. Far West stiamo arrivando!




25 luglio. Domani si parte. Valigie pronte. Trolley pronti. Personal items pronti. Un po’ di “stuff” è rimasto qui…non ci entrava più. Ci penserà Roberto a novembre. Ci godiamo un’ultima cena americana con i nostri amici e, visto che non ci piacciono gli addii, ci autoconvinciamo sia un arrivederci.

See you soon, American friends.

A domani, amici italiani.

sabato 17 giugno 2017

Dallo Spaghetti Day al Flip Flop Day

9 giugno.Vado ad aspettare Tommy alla fermata del bus. E' l'ultimo giorno di scuola, l'ultima volta che lo vedrò scendere dal famoso bus giallo. Eppure sembra ieri che, proprio qui, davanti all'entrata del nostro complesso, guardavo in continuazione l'ora sul cellulare ripetendomi come un mantra "Fa che sia salito sul pulmino giusto e che sappia dove scendere!". Era il 29 agosto. Una vita fa. 

Dallo sconforto iniziale, alla tristezza dei saluti...passando per giorni buoni e altri meno, come sempre in ogni avventura.
Ogni giorno però è speciale. E se questo vale non solo per gli US, qui sembra che la necessità di trovare una motivazione per celebrare sempre qualcosa di diverso, faccia parte del loro DNA.
Una professoressa di Rebecca scriveva alla lavagna, prima di cominciare la lezione, quale era il "Day of the Year" ed abbiamo scoperto lo "Spaghetti Day", il  "Fry Day" (hanno cucinato e mangiato i donuts), il "Beach Day"(vestiti da piscina, alcuni anche con i braccioli, hanno fatto i gavettoni), il Cheese Lovers Day, il Disk Jockey Day, il Pickle Day... 
Il 2 febbraio le news hanno invece  dedicato numerosi servizi al Groundhog Day, il giorno della marmotta. Questa data è famosa in tutto il mondo per il film "Ricomincio da capo" del 1993, in cui il protagonista, interpretato da Bill Murray, rivive sempre lo stesso giorno; un due febbraio ripetuto all'infinito che ha come 'refrain' quotidiano una sveglia che annuncia il giorno della marmotta.
A Punxsutawney, in Pennsylvania, non lontano da qui, la tradizione si ripete dal 1887 e da allora Phil, la marmotta meteorologa più famosa del mondo, ha previsto per la maggior parte dei casi che la primavera poteva ancora attendere. Proprio come è accaduto quest'anno!

Alcune volte è stata la data a fornire lo spunto per una giornata speciale. Abbiamo avuto il Mole Day, di cui vi ha già raccontato Rebecca, e il Pi Day (il 3 marzo, scrivendo la data all'americana, con prima il mese e poi il giorno, si ottiene 3/14, il giorno del Pi greco).

Ovviamente ci sono state giornate legate allo sport: il Team Day, lo Sport Day...
Altre volte sono state tematiche sociali a creare le premesse per un "something day" ed ecco che abbiamo ricevuto una mail dal "principal" per annunciarci che il giorno seguente sarebbe stato il Cancer Awareness Day, l'Anty Bullying Day, l'International Day for the Elimination of Violence against Women, il Gay Day.
Nella maggior parte dei casi veniva proposto di indossare una maglietta di un determinato colore per sostenere la causa. Fin qui abbastanza semplice.
Più impegnative sono state invece le giornate che richiedevano un vero e proprio travestimento. Nessuno era obbligato, ovviamente, e Rebecca e Tommaso vi hanno partecipato raramente, ma si sono divertiti ad osservare compagni e professori vestiti a tema per il Twin Day, il Cowboy Day...
 Le insegnanti di Tommaso di Social Studies e Language Arts facevano spesso coppia. Per il Twin Day (giorno dei gemelli), hanno indossato una maglietta rossa con un cartello che diceva Thing 1 e Thing 2, come quelle che abbiamo visto agli Universal di Orlando, ispirate ai personaggi del libro "The Cat in the Hat", mentre un pom-pom azzurro della UNC usato come parrucca completava il travestimento. Purtroppo non abbiamo una foto, ma Tommaso ci ha assicurato che vederle fare lezione tutto il giorno vestite così, è stato uno spettacolo!


Per il Twin Day si è travestita anche Rebecca, in coppia con la sua migliore amica, indossando una semplice maglia grigia, un paio di occhiali color "teal" e facendosi una treccia.

 
Tommaso ha giocato facile per il Falcon Day, il giorno che festeggiava la Guy Phillips, indossando la felpa ufficiale della scuola.

Semplice è stato anche "vestirsi eleganti" per la cerimonia del "Red Carpet", giorno in cui gli studenti più meritevoli ricevevano dei riconoscimenti in una festa in auditorium, che prevedeva anche alcune esibizioni speciali e la visione dei documentari creati per un progetto di scienze. Tommaso ha suonato in coppia con il suo migliore amico: un duetto elegantissimo violoncello-contrabbasso sulle note di "Marche Militaire".
 Tra i professori, la più elegante è stata, secondo Tommaso, l'insegnante di Social Studies, che ha indossato un bellissimo vestito di seta rosso lungo fino ai piedi di foggia asiatica e scarpe con il tacco alto. Il professore di matematica ha invece indossato una delle sue solite camicie a manica corta dalle fantasie improponibili, aggiungendoci però una cravatta. Le sue camicie sono talmente parte del personaggio che i colleghi hanno istituito, quest'anno, il "Mr. Sheib Day", in cui tutti, professori ed alunni, per un giorno, hanno imitato il suo stile-non stile!

Per il "Seniors Wearing College Shirts Day" i ragazzi dell'ultimo anno della High School di Rebecca hanno invece indossato la maglietta del College che frequenteranno il prossimo anno.

Cosa indossano gli studenti americani quando non vi è un abbigliamento previsto da qualche "something day"? Il "casual totalmente a caso" va per la maggiore, con shorts e bermuda quasi tutto l'anno. Noi in Italia continuiamo a chiederci se vietare o meno gli shorts a scuola in nome del decoro. Qui non abbiamo avuto sentori di "bullismo da moda", fenomeno che invece sta dilagando nelle nostre classi. Credo ci sia modo e modo di indossare gli shorts...e che questa volta gli americani abbiano vinto.

In conclusione ognuno di noi ha scelto un "Something Day" preferito.
Tommaso: 16 gennaio - Nothing Day
Rebecca: 21 giugno - World Music Day (al secondo posto lo Sleep Day - 3 gennaio)
Daniela: 9 febbraio - Pizza Day
Roberto: 22 febbraio - Margarita Day

Ieri, 16 giugno, era il Flip Flop Day. Noi abbiamo celebrato togliendoci le infradito e tuffandoci in piscina...voi?

domenica 4 giugno 2017

Dal Bubbling allo Scantron

Mercoledì 31 maggio. Esempio di classica conversazione a cena.
Tommaso: "Ho scoperto che il test finale di matematica, domani, sarà un bubbling!"
Rebecca: "Davvero? Il mio invece è stato uno scantron."
Io e Roberto ci guardiamo, assolutamente convinti che la situazione ci stia sfuggendo di mano.
Mi immagino una bella nuvoletta all'interno della quale dover scrivere il risultato, Roberto sicuramente più pratico e scientifico, con sguardo tra il perso e il divertito, chiede spiegazioni. 



Premessa.
In questi giorni, negli Stati Uniti, gli studenti di ogni ordine e grado affrontano gli esami finali. Non sono previsti esami al termine di ogni ciclo (il nostro esame di terza media o quinta superiore), ma ogni anno devono certificare di aver superato determinati corsi per poter accedere a quelli più avanzati l'anno successivo. Ovviamente hanno sigle diverse (per confondermi) e valenze diverse (sempre per confondermi). Tutto il curriculum, già dalla Middle School, è impostato in vista delle domande di ammissione ai College. Alcuni corsi valgono di più, altri sono comunque apprezzati dalle università...
Ai non addetti ai lavori sembra di essere su un altro pianeta, non solo in un altro continente... 

A quanto ho capito, i risultati degli esami di Tommaso (EOG) non faranno media con i risultati ottenuti durante l'anno, mentre per quelli di Rebecca (EOC e NCFE) varranno per il 25%. Documentandomi sul sito apposito, pare che i risultati degli studenti servano anche per una valutazione degli insegnanti...idea che qualche ministro italiano dell'istruzione copierebbe volentieri, purtroppo!

Tommaso ha già svolto ingegneria ed affronterà matematica ed inglese questa settimana e concluderà con scienze e studi sociali la prossima. Per orchestra il concerto finale. Per ginnastica prove attitudinali tutto l'anno: una l'abbiamo definita "Il grande miglio", contenti quando è stata superata da Tommy al secondo tentativo! L'aspetto positivo delle valutazioni di ginnastica è che non ci sono degli standard comuni da rispettare, ma ciascuno deve migliorare le proprie prestazioni in base al proprio fisico. Ovviamente ci sono dei calcoli complicatissimi. Li abbiamo tralasciati festeggiando i 7 minuti e 4 secondi impiegati da Tommaso... e il fatto di non dover più correre sotto al sole cocente delle due del pomeriggio!


Ma torniamo al bubbling e alla prova di matematica.
Ad ogni quesito seguono cinque possibili risposte. Lo studente fa i debiti ragionamenti (o si affida alla fortuna) e sceglie una risposta. Fin qui tutto bene. Il problema è che non basta una crocetta vicino a quella che si ritiene corretta, occorre inserire il dato in una griglia. Perchè complicarsi la vita in questo modo? Semplice, la correzione, a questo punto, viene fatta da una specie di scanner che non solo è imparziale, ma anche più veloce. 
Allego una foto della pagina esplicativa, lasciando agli interessati il piacere di scoprire il meccanismo dei "pallini anneriti".


Io ringrazio che la mia parte in tutta questa faccenda sia solo preparare un pasto sostanzioso che compensi le energie perse: il tempo a disposizione degli alunni per completare il test è infatti di 4 ore! E se finiscono prima? Devono rimanere in aula fino a quando tutti hanno consegnato, seduti nel banco, schiena dritta, in silenzio, sguardo davanti a loro (Tommaso dice che potrebbe disegnare ad occhi chiusi la forma del cranio del compagno che era seduto davanti al lui...dopo ore passate a fissarlo!).
Non possono portarsi da mangiare o da bere.

Rebecca è più fortunata: se finisce prima dello scadere del tempo, può:
a. Dormire sul banco; è autorizzata a portarsi un cuscino per essere più comoda. Divertentissimo vedere i ragazzi alla fermata del bus con cuscino e copertina di Linus sotto al braccio...
b. Leggere un libro cartaceo, non sono infatti ammessi computer, cellulari o libri digitali. Stamattina ha "arraffato" la versione cartacea di Wonder che uso per il mio Book Club di giugno perchè non è ancora sufficientemente americanizzata... per portarsi il cuscino!
c. Bere acqua (non sono ammesse altre bevande).
Anche per lei prove in tutte le materie tranne orchestra. Niente bubbling però. Proprio adesso che sapevamo cos'era! Alleghiamo anche foto del suo "scantron"...
Scopriremo a breve, in amene conversazioni serali, le modalità delle altre prove. Per ora un "in bocca al lupo" a Rebecca e Tommaso.
E "in bocca al lupo" a tutti gli studenti che affronteranno l'esame di licenza media (un pensiero particolare alla III C e III E di Saluzzo, ovviamente!) e di maturità (forza ex-alunni!). 
Buon meritato riposo anche a tutte le famiglie... 
P.S. Per dovere di cronaca: venerdì Tommaso ha passato quattro ore a fissare il cranio del compagno davanti a lui poichè non gli hanno fatto svolgere la prova di inglese, in quanto straniero (se vi ricordate, era il patto per iscriverlo in una classe "normale": niente classe speciale anche se non aveva passato il test al distretto, ma la sua prova di inglese non sarebbe andata a rovinare la media della scuola!). Forse una valutazione a fine anno e non all'inizio, sarebbe stata una buona idea...
Tommaso ha chiesto di svolgerla comunque, anche se non sarebbe stata valutata...giusto per passare il tempo. Niente da fare. Gli hanno offerto come alternativa di andare a giocare a Uno con la "lunch-lady" in "cafeteria"... si è rifiutato ed ha fissato il cranio!

giovedì 25 maggio 2017

Dalla pasta agli hamburger

A parte la Juventus (yes!) e Berlusconi (sigh!), il cibo e la cucina italiana sono gli argomenti sui quali occorre essere preparati nel momento in cui si affronta una conversazione di primo livello (quella che inizia con "Where are you from?", tanto per capirci) in giro per il mondo e, secondo la mia esperienza, qui negli US. Ma che dire della cucina americana? E' possibile andare oltre lo stereotipo del fast food e dell'Alfredo Sauce?
Durante una cena con amici americani ho sostenuto che ci sono parecchi cibi che ho apprezzato in questi mesi e che mi mancheranno quando tornerò in Italia. "Really?", mi ha risposto una carissima amica. Ecco da dove è nata l'idea di questo post. 

Ho letto da qualche parte che la cucina americana in realtà non esiste, ma è un misto rivisitato di tutte le culture (compresa quella italiana) che hanno contribuito e contribuiscono a plasmare questo paese. Fare paragoni è un'inutile perdita di tempo ed è sempre meglio esaltare le differenze piuttosto che combatterle: come tutte le cucine che ho provato in giro per il mondo, anche quella americana mi ha riservato diverse gradevoli sorprese.

Ho deciso allora per un elenco di cibi e piatti che sono stati per me una piacevole scoperta in questi mesi. Sono in ordine alfabetico, in modo da lasciare da parte i pruriti degli amanti delle classifiche a tutti i costi:
  • Avocado: sarà la vicinanza con il Messico da dove arrivano, ma gli avocado sono veramente fantastici. Sempre maturi, morbidi e gustosi, consentono di preparare un guacamole spettacolare. O anche solo in insalata con olio e sale. O semplicemente pelati e tagliati a spicchi. Assaggiandoli qui ho capito che non avevo mai mangiato un vero avocado: ne approfitterò finchè posso.
Guacamole in stile Halloween
  • Key Lime Pie: chi è fan di Clint Eastwood e del film "Million Dollar Baby" non può non apprezzare il riferimento a questo monumento della cucina statunitense. Fatta con succo di lime, tuorli d'uovo, meringa o panna, burro, zucchero e latte condensato, è, dal 2006, il dolce ufficiale dello stato della Florida!
  • Hamburgers: con i buns (panini rotondi) e i patties (la pressata di carne di bovino o di bisonte) giusti, non hanno nulla a che spartire con gli hamburger dei fast food che riempiono la nostra fantasia. Aggiungete una fetta di pomodoro, insalata, cipolle caramellate e mostarda e (se proprio volete esagerare) una sbriciolata di blue cheese (una specie di gorgonzola duro). Li preferisco, ovviamente, "rare" (al sangue); leggete "Il club degli angeli" di Luis F. Verissimo, se avete dubbi in proposito. Perfetti se accompagnati da una birra, rigorosamente IPA. I migliori? Five Guys se volete lo stile fast food, Geer Street Garden per chi ha maggiori pretese e vuole concludere con una fetta di Key Lime Pie.

  • Noci della California: vendute in pacchetti già sgusciate, sono un disastro per chi è dipendente dallo spiluzzico fuori pasto: troppo comodo infilare la mano nella busta e prenderne una manciata. Deliziose con yoghurt greco e sciroppo d'acero (vedi sotto).
  • IPA: durante un viaggio in Irlanda avevo giurato che avrei bevuto solo più Guinness. Fortunatamente quasi tutti i miei giuramenti hanno avuto vita brevissima (tipo i buoni propositi del primo dell'anno, tanto per capirci) e dopo la birra trappista (giuramento come sopra) ho avuto un'illuminazione con le Indian Pale Hale, possibilmente nella versione American, con "tenore alcolico più alto e una luppolatura più pronunciata, evidente sia in fatto di amertume (francese, significa Amarezza) che di aroma, grazie all'impiego di nuove varietà di luppoli coltivate in America" (Wikipedia!). Più amare sono, meglio è!
28 febbraio 2017: pronto per il Super Bowl
  • Pancakes: la colazione perfetta per la domenica mattina non può non contemplare una mezza dozzina di pancakes. Da Gughlupf, Mad Hatter o cucinati in casa (la ricetta di Giallo Zafferano è quella che preferisco) impilati su un piatto e generosamente innaffiati di sciroppo d'acero, sono una bomba in tutti i sensi. Si vive una volta sola e tanto vale approfittarne. 
Da non credersi, ma questi pancakes li ho cucinati io!

  • Sumo Oranges: un giorno da Whole Food abbiamo visto un ragazzo avventarsi su un banco di frutta che da lontano assomigliava terribilmente ad un mucchio di... arance. Incuriositi ci siamo avvicinati e ci ha spiegato che erano una varietà Californiana disponibile solo per pochissimo tempo. "Le aspetto tutto l'anno e anche se sono care non riesco a resistere". Che dire? Ovviamente abbiamo provato e il risultato è stato semplicemente divino. Buone perchè rare? Buone perchè care? Buone e basta? Si sbucciano facilmente come dei mandarini e sono dolcissime... 
  • Tortillas: nulla a che vedere con quelle "industriali" che si trovano nei supermercati italiani: generalmente più piccole, sottili e morbide, sono una delizia arrotolate con carne di pollo, peperoni, cipolle, fagioli, riso e guacamole. Una tortillas perfetta. 

  • Bagel: introdotti negli USA dagli immigrati polacchi, sono ciambelle toroidali e possono essere "plain" o ricoperte da semi di sesamo o altre decorazioni. Esiste un apposito attrezzo per tagliarle a metà in modo da spalmarci una crema di formaggio morbida, dopo averli riscaldati in un tostapane. Un must da Starbucks o nelle colazioni nei motel lungo le interminabili Interstates.
  • Banana Bonanza Bread: la mia colazione preferita a casa. Il banana bread è presente da oltre un secolo nella cucina americana: è una specie di plumcake morbido e dal gusto inconfondibile di banana. Il Bonanza è la molla che ha fatto scattare la prima curiosità da Trader's Joe ed è stato amore a prima vista. A parte il sottoscritto, il Banana Bread è è molto apprezzata dai vegani ma "well, nobody's perfect".

  • Maple Syrup: sui pancakes lo sciroppo d'acero è qualcosa di semplicemente divino. Prendete una pila di questa specie di frittelle, dalla consistenza spugnosa, mettete una punta di burro tra una e l'altra e cospargete il tutto di sciroppo d'acero. Appiccicarsi le dita e d'obbligo ma la soddisfazione è al massimo. Se proprio si vuole esagerare: panna e fragole o frutti di bosco in cima al mucchio.
  • Drip coffee: sì, proprio lui: quello dei bicchieroni da passeggio, onnipresente nei telefilm polizieschi. Il mio preferito e quello della Perkins Library (Duke University), con una spruzzata di latte, un pizzico di cannella e noce moscata. Dà soddisfazione girare per il campus con questo bicchiere tra le mani o semplicemente lasciarlo sulla scrivania e prenderne un sorso ogni tanto. Mi hanno detto che gli americani apprezzano gli italiani che bevono questo caffè perchè lo vedono come un segno di rispetto nei confronti della loro cultura. Non so se sia vero; a me piace e continuo a berlo proprio perchè non è un caffè espresso. Insieme all'hamburger è forse la cosa che mi mancherà di più. 
  • Cheese Danish: dopo aver fatto il giro del mondo, atterra regolarmente nel mio piatto: una tortina stile viennoise a strati, rotonda con una crema dolce al formaggio come ripieno. E' sempre un dramma da Gughlupf: cheese Danish o pancakes?


to be continued? Sicuramente sì! Questo è l'unico post che non intendo finire con un punto...

Just in case: la nostra dispensa.

lunedì 15 maggio 2017

From Italy with love

Quando alcuni mesi fa mi hanno chiesto di fare una presentazione sull’Italia alla Duke International House, ho accettato volentieri. Avrei scoperto a breve in quale guaio mi ero cacciata! L’Italia è “tanta” in tutti i sensi. Ed io avevo solo cinquanta minuti. L’Italia è complessa e complicata. Ed io non avevo risposte. L’Italia è un’icona mondiale. Ed io non mi sentivo adeguata.

Con Roberto abbiamo letto, scoperto, discusso e imparato tanto. Abbiamo raccontato la nostra Italia partendo da Saluzzo, fieri di essere cittadini di questa meravigliosa città. La lontananza regala nuove prospettive, mitiga le asperità, rende speciale l’ordinario e ci fa innamorare di nuovo di “casa” nostra.

Impossibile non iniziare con Saluzzo

Diapositiva dopo diapositiva abbiamo raccontato dove si trova la nostra nazione, quanto è piccola sulla mappa fisica, ma centrale nella storia dell’umanità. Arte e storia si intrecciano fin dai tempi più antichi per giungere fino ai giorni nostri con un bagaglio culturale così ricco da far invidia al mondo intero. L’Italia è la nazione con il maggior numero di siti Unesco (51 riconosciuti), luogo di origine della civiltà occidentale, culla del Rinascimento, patria del Cristianesimo. Nazione giovane che ha vissuto anni bui da non dimenticare per non incorrere negli stessi errori.

Luogo dai mille scenari che regala emozioni sempre nuove anche a chi vi abita da sempre. Come la vista del Monviso imbiancato in una giornata serena tornando a Saluzzo dopo tanto tempo…

Un’Italia da vivere più che da visitare, per capirne i lati più segreti. Quelli più veri. Un incontro con la gente che, da nord a sud, costruisce pezzo dopo pezzo il puzzle che racchiude l’anima di una nazione non ancora così unita. Abbiamo ancora molta strada da fare. Le differenze sono una ricchezza, non una barriera. Dialetti, tradizioni, cibi e sentimenti da valorizzare, non da omologare.

Se il marchio “Made in Italy” significa da sempre buon gusto e alta qualità, tante le sfide che l’economia deve ancora affrontare. I numeri parlano chiaro. Debito pubblico, disoccupazione, corruzione e mafia. Investire sull’educazione mi sembrerebbe l’unica soluzione. Purtroppo non tutti la pensano come me.

In un discorso universale di rispetto per l’ambiente e per l’umanità, partendo dall’educazione degli italiani a essere cittadini del mondo, forse potremmo anche dare alcune risposte alle emergenze attuali. Un’immagine fra tante: barconi zeppi di migranti che spinti dal disperato bisogno di vivere approdano sulle nostre bellissime coste. Anche per loro l’Italia deve profumare di casa.

Quando all’estero ci chiedono da dove veniamo, definiamo Saluzzo una cittadina del nord-ovest dell’Italia. Vicino a Torino. “Torino…Juventus” è sempre la risposta. Anche lo sport può unire. Speriamo.  

Seguono le diapositive che hanno accompagnato queste riflessioni. Abbiamo "rubato" le immagini da Internet: spero che nessuno se ne abbia a male. Le due slides che non si vedono sono in realtà due parti di filmato che ho proiettato (ecco i link: Pavarotti 2:14-3:06 e Marco in the Box 1:10-3:06 )



Concludo non rispondendo alla domanda che spesso ci viene rivolta: “Ti trasferiresti negli Stati Uniti?” L’Italia è l’Italia. Gli Stati Uniti sono gli Stati Uniti. Non chiedetemi un confronto. Casa è dove giorno per giorno insegui il sogno della vita. Saluzzo è sempre stata la mia casa. Qui a Chapel Hill mi sono sentita a casa. Il futuro mi regalerà altre case, forse…

giovedì 6 aprile 2017

Dai vicini di Corso Roma ai Providence Glen neighbours

I rapporti con i vicini di Providence Glen.

Chi ci ha seguito dall'inizio ed ha letto il racconto sulla perdita d'acqua proveniente dal piano di sopra saprà che una famiglia di origine cinese occupa l'alloggio al terzo piano dello stabile in corrispondenza del nostro alloggio. A parte in quell'occasione, gli scambi verbali tra di noi si riducono ad un "Hi" accompagnato da un sorriso, quando li incontriamo all'ingresso o sul vialetto che conduce al pulmino scolastico. Le tre bambine frequentano la scuola elementare quindi hanno orari diversi dai nostri: le sentiamo letteralmente "saltare" giù dal letto verso le 6.30 per essere pronte a scendere le scale alle 7.10, orario in cui Tommaso si alza ed io comincio a spadellare... Le casa è di legno e, almeno in questo caso, la moquette ci sembra una benedizione.

A settembre, nella piscina del complesso, durante uno dei primi barbeque con i vicini

A spezzare l'idillio con Morfeo ultimamente ci pensa però un altro vicino: un Carolina Wren che come un orologio svizzero inizia il suo cinguettio amoroso verso le 5.30 del mattino. Assolutamente troppo presto! Non sono un'esperta ornitologa, ma nel dormiveglia i pensieri fluttuano e si confondono con i sogni ed ho spesso augurato all'innamorato di conquistare la sua dolce metà, che abita sul ramo di un albero poco distante, e di volare insieme lontano da tutto e da tutti, ma soprattutto dalle mie orecchie.


Ormai sveglia per il Wren ne approfitto per fotografare anche il Cardinal, l'uccello simbolo del North Carolina. Sicuramente più colorato e meno mattiniero!


Tornati da New York la settimana scorsa, ritroviamo il balcone (tavolo e sedie comprese) ricoperto da uno strato di polvere gialla tipo segatura, ma molto più fine. Il primo pensiero va ai vicini del piano di sopra, poiché il soffitto di assi di legno lascia delle fessure larghe anche un centimetro. "Avranno fatto dei lavori durante la nostra assenza!". Un paio d'ore di lavoro ed il balcone è come nuovo, pronto per accogliere i panni della prima lavatrice della giornata. Qui nessuno stende, usano tutti l'asciugatrice, ma per abitudine o senso ecologico non riesco ad abituarmici. Il lunedì mattina esco a ritirare le ultime magliette e le ritrovo coperte dalla famosa polvere gialla...salgo le scale, busso, aspetto, chiedo gentilmente quando finiranno i lavori... la signora mi guarda stupita e chiede la traduzione alla figlia che è rimasta a casa malata. Mi risponde che non stanno lavorando. Vede la mia faccia titubante e si fa tradurre "dust" in cinese. Sa che non mi ha convinta e mi fa entrare in casa, dirigendosi verso il balcone. In effetti non ci sono lavori in corso, ma l'occhio vigile alla Sherlock Holmes nota del residuo di polvere gialla sugli assi del pavimento: "Ecco, è questa la polvere che ricopre il mio balcone ed il mio bucato!"


Con la tipica calma asiatica che invidio, mi dice che è polline degli alberi...
Torno al piano di sotto insoddisfatta e non convinta: gli alberi davanti a casa sono ancora spogli!
Roberto torna dal lavoro dicendo che il suo collega gli ha raccontato che durante la settimana in cui noi eravamo a New York per le vacanze di primavera, la varietà di pino più diffusa nel North Carolina (il Loblolly Pine o Pinus Taeda) ha rilasciato talmente tanto polline da colorare i fiumi di giallo...ops! La buona notizia è che questo polline non provoca allergia, la brutta è che dovrò trovare il modo per scusarmi e riallacciare i rapporti di vicinato compromessi.


Tutti, infatti, sono molto gentili, ad eccezione di un signore di mezza età, caucasico, probabilmente americano (più che borbottii non abbiamo sentito) che non risponde ai saluti e ci guarda con aria truce. Abita al primo piano ed ha una macchina vecchia sporca di vernice: pensiamo faccia l'imbianchino! Un giorno abbiamo parcheggiato l'auto davanti a casa come al solito, ma per sbaglio Roberto ha schiacciato il pulsante "anti-panico" ed è partita la sirena che dovrebbe spaventare eventuali aggressori o ladri d'auto...spaventando solo noi perchè non avevamo idea di come farla smettere! Forse mettendo in moto la macchina? Forse aprendo e chiudendo le portiere? Forse aspettando...? Questa è stata la soluzione, ma durante quei lunghissimi minuti di imbarazzo il vicino "simpatico" è riuscito ad affacciarsi alla finestra, a sbuffare, a chiederci borbottando se la macchina fosse nostra (parcheggiamo di fianco alla sua da otto mesi e ci incontriamo un giorno sì e uno no!) per poi richiudere la finestra del balcone stizzito ed infastidito! Keep Calm. Almeno adesso sappiamo a cosa serve il pulsante rosso sul portachiavi di Galactica.

Come in tutti i telefilm americani che si rispettino, abbiamo anche noi una vicina che ci entra in casa scalza e, quasi senza bussare, si accomoda sul divano o a tavola e apprezza ciò che cuciniamo. E' una ragazzina che vive con il padre nell'alloggio proprio accanto al nostro e frequenta la stessa scuola di Rebecca, pertanto prendono insieme il pullman al mattino. Dopo aver assaggiato per la prima volta gli gnocchi di patate fatti in casa ed averne decantata la bontà al padre, quest'ultimo ha deciso di provare a riprodurli lui stesso. Soddisfatto, ha bussato alla porta e ci ha consegnato cinque gnocchetti coperti da una quantità esagerata di parmigiano e rosmarino e sottoponendoci ad una specie di valutazione culinaria. In fondo gli italiani sono famosi in tutto il mondo per il buon cibo. Chi miglior giudice di noi per i suoi esperimenti? Ci è toccato anche assaggiare della pancetta fatta in casa e del pane integrale... Delicious, come dicono qui e poi, come dire di no ad un vicino?


Una coppia di anziani giapponesi abita in uno degli alloggi al nostro stesso piano. Amano, come noi, passeggiare nel vicinato e li incontriamo spesso. Ricambiamo al sorriso che nasce spontaneo ma, per problemi di incomprensione linguistica, non siamo mai andati oltre un'alzata di mano da parte nostra cui segue un accenno di inchino, magnifico intreccio gestuale che segna l'incontro tra culture diverse. Pochi giorni fa, li abbiamo incontrati non per strada, ma sulla soglia di casa e, teneramente, l'anziano signore ha appoggiato il braccio su quello di Roberto per catturare l'attenzione, con un altro gesto ha indicato la loro porta di ingresso e con uno sforzo quasi sovrumano ha pronunciato in inglese le quattro cifre che compongono il loro numero di appartamento: un sorriso sincero ha siglato le presentazioni ufficiali!

La prima volta che, ad agosto, abbiamo visionato l'appartamento ho chiesto ad una ragazza che stava entrando con le borse della spesa nel condominio accanto al nostro se si trovasse bene in questa zona. Mi aveva risposto che era una zona tranquilla, con un buon vicinato. Aveva ragione!

Per ora un saluto a tutti i vicini saluzzesi e un ringraziamento a chi si sta prendendo cura delle nostre piante! Potete stare tranquilli solo più alcuni mesi, poi torneremo ad animare il quartiere...

giovedì 23 marzo 2017

Dalla battaglia dei cuscini alla Battle of the Books.

Battle of the Books

"The Battle of the Book" cui ho partecipato in questi mesi non ha nulla a che fare con la satira in prosa di Jonathan Swift, in cui l'autore immagina una battaglia tra libri antichi e moderni ambientata tra gli scaffali della Biblioteca di St. James...


Non ci sono libri migliori di altri (per Swift vincevano quelli antichi), ma con una modalità divertente si promuove la "buona" lettura a ragazzi di ogni età, coinvolgendoli in una battaglia a suon di domande letterarie. 

Gli americani impazziscono, letteralmente, per questa iniziativa che, seppur con regole leggermente diverse per ogni distretto scolastico, viene promossa a livello nazionale.

Ovviamente anche il distretto di Chapel Hill-Carrboro ne ha organizzata una e la bibliotecaria della Seawell Elementary School, dove presto aiuto come volontaria, mi ha chiesto se ero interessata a fare il "coach". Ecco come sono stata arruolata.

Poco prima dell'inizio delle vacanze natalizie è stata pubblicata la lista dei libri da leggere, che cambia ovviamente di anno in anno, e che comprendeva 22 titoli.
I libri in questione (per ogni titolo la biblioteca interna ne ha una ventina di copie in prestito d'uso) sono stati letteralmente presi d'assalto.



Diversi i generi letterari presenti: dal fantasy al romanzo storico, dal realistico al fantascientifico. Diverse le tematiche ed il grado di difficoltà di lettura: ogni lettore poteva sicuramente trovare qualcosa di adatto a lui.
E' stata una bella occasione per leggere alcuni bei libri per ragazzi ma, lo ammetto, non li ho letti tutti e ventidue!



A fine gennaio sono incominciati gli incontri di squadra: una volta alla settimana 10 ragazzi, suddivisi per età, si sono incontrati durante la pausa pranzo e, supervisionati dai "coach", solitamente genitori volontari, si sono preparati alla grande sfida.

La cosa più difficile per la mia squadra è stata decidere il nome ufficiale, che doveva avere qualche relazione con il mondo della lettura; in elenco eravamo la squadra numero uno e così ci siamo chiamati per diverso tempo semplicemente "Team One" in attesa di ispirazione. Messi alle strette e ormai affezionati al nostro "nickname", abbiamo poi optato per un "The Year of Team One", parafrasando "The Year of The Dog", il titolo di un libro in elenco.



I ragazzi arrivavano in biblioteca con il pranzo al sacco (il famoso panino di burro di arachidi e miele o la variante fantasiosa, di burro di arachidi e marmellata) o con il vassoio della mensa (solitamente una fetta di simil pizza unta o una specie di ragù grossolano nel quale intingere delle patatine/nachos stile messicano, del latte alla fragola o al cioccolato e alcuni pezzetti di frutta per salvare l'apparenza di dieta bilanciata).

Non resistendo all'impulso di ogni mamma italiana a sfamare tutti e non potendo presentarmi con un "grilletto" di pasta, a partire dal secondo incontro li ho "adottati" dal punto di vista culinario ed ho dispensato mini-sandwich di biscotti novellini farciti di crema alle nocciole: è stato un ottimo incentivo alla lettura!
Il mio British English è stato però subito corretto dalla classica ragazzina "so tutto io" che, alla mia offerta di "biscuits", ha fatto finta di non capire fino a quando i "cookies" in questione sono usciti dalla scatola ed ha realizzato che non le conveniva fare la furba: li chiamassi come volevo, erano troppo buoni per permettersi di perderli a causa di una discussione linguistica!
  
Questi i veri "biscuits", tipici degli stati del sud: farina, baking soda, latte, burro e sale...

Come comportarsi in caso di problemi di disciplina? I coach non sono autorizzati a prendere iniziative al riguardo e caldamente invitati a segnalare eventuali problematicità agli insegnanti di riferimento. Fortunatamente non è stato necessario. Tranne un paio di ragazzine chiacchierine, vedi sopra, tutti si sono comportati benissimo sia durante gli incontri di preparazione che durante la gara. Il famoso "fairplay" è stato rispettato e tutto si è svolto nel miglior modo possibile, ma ho sicuramente imparato che l'approccio americano è diverso da quello italiano. 
Un esempio. Un paio di ragazzini entrano in biblioteca e utilizzano in modo poco appropriato le poltrone a sacco presenti in un angolo e, sghignazzando, creano parecchia confusione. 
Io avrei detto senza parafrasare: "Smettetela!" 
L'approccio americano invece è molto soft: "Mi sembrate particolarmente stanchi oggi quindi, forse, quelle poltrone non sono così adatte a voi... perché non vi sedete al tavolo? Probabilmente vi aiuterebbe a concentrarvi".


Durante gli incontri, oltre a mangiare biscotti, abbiamo discusso apertamente dei libri, raccontato le trame, analizzato i personaggi principali, evidenziato fatti e situazioni importanti, simulato delle battaglie e memorizzato titoli ed autori. Come gestire il gruppo e quali attività fare erano a discrezione dei "coach" quindi mi sono ritrovata nuovamente a preparare le lezioni, abbandonando, un giorno a settimana, il beato anno sabbatico! Ovviamente i ragazzi non dovevano leggere tutti i libri, anche se molti lo hanno fatto; era però importante monitorare che tutti i titoli venissero letti da almeno un paio di persone. Da qui l'idea del cartellone anonimo per non discriminare tra "grandi" e "piccoli" lettori: un semplice stampino con un paio di occhi teneva memoria di ogni libro letto!


Arriva la fatidica settimana della battaglia. Come in un torneo le squadre si affrontano accumulando punti con domande che cominciano tutte con: "In which book...", mentre un punto extra viene assegnato se si conosce il nome corretto dell'autore. Solo il portavoce della squadra può dare la risposta definitiva, dopo aver consultato i compagni, entro 20 secondi.

The Year of Team One è la squadra sullo sfondo!

Il coach non può aiutare, solo emozionarsi quando i ragazzi lo guardano soddisfatti per una risposta corretta o tristi perché la fretta ne ha fatta sbagliare una... 

La squadra vincitrice della scuola affronterà poi le rivali cittadine in una sfida finale. A rappresentare la Seawell nel 2017 non sarà purtroppo The Year of Team One, ma tutti i ragazzi che hanno partecipato (circa 100 solo nella "mia" scuola) hanno già vinto la battaglia a suon di "piume letterarie" che, uscite da soffici cuscini, mi hanno regalato un'altra bella esperienza da portare in Italia!

giovedì 16 marzo 2017

Dall'estate di San Martino all'Indian Summer

Ci sono tre domande che mi sento rivolgere in quasi tutte le conversazioni telefoniche con l'Italia: la prima riguarda il fuso: "Ma adesso da voi che ora è?", la seconda riguarda le condizioni atmosferiche: "Che tempo fa?" e la terza riguarda il Presidente Trump.
3 settembre 2016 - Monti Blue Ridge
Andiamo con ordine.

L'ora: tecnicamente siamo 6 ore indietro rispetto all'Italia, tranne a cavallo del passaggio tra ora solare e ora legale (e viceversa) quando la differenza può essere di cinque o sette ore.  Il motivo sta nel fatto che il passaggio da solare a legale e viceversa non avviene nello stesso momento in tutto il mondo ma in tempi diversi. Ci sono anche paesi che non cambiano affatto l'ora e altri a situazione "mista"  (per chi volesse approfondire c'è sempre Santa Wiki).
In North Carolina, come in molti stati degli US (ma non tutti) il Daylight Saving Time è stato sabato scorso (12 marzo) mentre in Italia sarà il 24 marzo; per un paio di settimane ci saranno 5 ore di differenza, poi torneremo a 6.

Quando dicevo "indietro" intendevo "indietro", ovvero: quando qui sono le 10 del mattino in Italia sono le 4 del pomeriggio e via dicendo. Questo significa che quando in Italia sono le 10 del mattino, qui sono le 4 di notte! Alla fine dell'esperienza americana svelerò la classifica di chi ci ha mandato più messaggi nel cuore della notte.
18 settembre 2016 - Museo della Scienza a Raleigh
Il tempo atmosferico: più volte ci siamo detti: "Gli Americani non hanno mezze misure, sono esagerati in tutto". Lo penso praticamente ogni giorno e forse una parte di giustificazione, almeno in North Carolina, la si può trovare nelle condizioni atmosferiche "esagerate" in tutti i sensi (le mie considerazioni valgono esclusivamente per la zona dove abitiamo).

La contea di Orange  si trova in una zona assolutamente piatta a circa 150 miglia dall'oceano Atlantico e a circa 3 ore di auto dalle montagne più vicine, anche se parlare di montagne a chi è abituato al Re di Pietra ed alla sua magnifica "cornice di emozioni" (cit.) fa un po' sorridere. Diciamo allora colline un po' più alte. L'altitudine di Chapel Hill è di circa 150 metri s.l.m. Il tempo atmosferico è determinato da due correnti: i venti del nord che arrivano dal Canada e i venti del sud che arrivano dal Messico. Se vince il Canada fa freddo, se vince il Messico fa caldo. In più la corrente del Golfo ci mette lo zampino con fasi più o meno stabili fino ai famosi tornado, che però solitamente arrivano smorzati rispetto a Florida, South Carolina e Georgia o anche semplicemente rispetto alla costa. Non mancano ovviamente le eccezioni.  Ci troviamo, inoltre, a poco meno di 36° di latitudine nord, poco più a sud di Tunisi, tanto per capirci, e la radiazione solare pretende, giustamente, la sua parte.

Il risultato di tutto ciò è una variabilità eccezionale con stagioni, soprattutto l'autunno e (speriamo) la primavera, spettacolari. Luglio e agosto caldi, molto caldi, e un inverno molto più mite rispetto al Nord Italia.
21 agosto 2016
Quando siamo arrivati (il 5 di agosto) la prima impressione è stata "Sembra di essere a Bangkok o Kuala Lumpur". Caldo umido e soffocante, insopportabile senza il condizionatore. Fortunatamente il complesso dove abitiamo ha una piscina, che in estate abbiamo apprezzato particolarmente nelle ore pomeridiane (ma dovevamo scappare prima della classicissima invasione di zanzare dell'imbrunire).

Da settembre a dicembre un tempo fantastico:  mite, caldo, ventilato. Capote di Galactica quasi perennemente aperta, bermuda d'ordinanza e un ringraziamento a chi ha inventato la "Indian Summer", quel periodo che in Italia viene chiamato "Estate di San Martino" e che qui ci è sembrata non finire mai. Niente riscaldamento, niente condizionatore e lunghe passeggiate in mezzo ad una natura rigogliosa, con nelle orecchie le prime lamentele che iniziavano ad arrivare da Saluzzo: "Qui fa freddo" cui rispondere con l'immancabile sorrisino: "Qui si sta da Dio!".

24 ottobre 2016
All'inizio di ottobre è passato anche l'uragano Matthew facendo parecchi disastri sulla costa e negli stati vicini con, purtroppo, più di 900 vittime ad Haiti e 19 negli US. Per noi Matthew si è tradotto in tanta, tantissima pioggia e un interessante spaccato su come vengono affrontate le emergenze in questo paese.
26 ottobre 2016
Fine dicembre, gennaio e inizio febbraio: la temperatura si abbassa ma la media rimane ampiamente sopra i livelli di guardia, anche se di notte le temperature scendono anche di molti gradi sotto lo zero (32° in Fahrenheit). Nulla di preoccupante, quindi, un paio di ore al giorno di riscaldamento acceso (quando serve, e comunque pochissimo) e tutto sembra andare per il meglio. Soprattutto il pomeriggio sembra di vivere in una calda favola. Quello che colpisce è comunque la variabilità giorno-notte: si passa dai -3 ai 16 °C nel corso di una sola giornata!

A gennaio nevica per un giorno e la temperatura scende a -16 °C: tutto bloccato per tre giorni. In realtà è arrivata poca neve ma la gelata conseguente ha trasformato le strade in lastre di ghiaccio impercorribili: la soluzione più semplice è chiudere tutto ed aspettare.   
7 gennaio 2017
7 gennaio 2017

8 gennaio 2017
A metà febbraio abbiamo spesso sfoggiato i pantaloncini corti e, in alcune giornate particolarmente calde, abbiamo fatto invidia a tutti con foto di  barbecue domenicali a bordo piscina e didascalie di temperature quasi estive. Non abbiamo creduto a chi ci diceva: "Può ancora gelare" e ci siamo illusi che l'inverno si fosse dimenticato di questo angolo di mondo.
18 gennaio 2017
18 febbraio 2017

I dati statistici confermano che abbiamo affrontato un inverno particolarmente mite e molti alberi e fiori hanno fioriture magnifiche; altri, totalmente rinchiusi su se stessi, sembrano essere consapevoli che le gelate non sono ancora finite.
14 febbraio 2017
Domenica scorsa una spruzzata di neve ha imbiancato la suburbia per qualche ora, poi il cielo è tornato di uno spettacolare azzurro terso, ma le temperature sono rimaste polari, purtroppo.

Come dice un' amica che abita qui da diverso tempo : "In una settimana è possibile sperimentare tutte e quattro le stagioni". Inutile dire che il famoso "cambio di stagione" salta completamente: tutto deve essere a portata di mano in ogni momento. Possiamo tranquillamente pubblicare foto con 4 abbigliamenti diversi nella medesima settimana. La giacca pesante in realtà l'abbiamo usata una sola volta e buona parte dell'abbigliamento invernale attende, chiuso nel closet e intonso, di ritornare in Italia.  
28 febbraio 2017
Esagerati e senza mezze misure significa anche: "se fuori fa freddo, dentro si schiatta di caldo per il riscaldamento a palla, se fuori fa caldo dentro si congela per via del condizionamento sparato a temperature impossibili". Per "dentro" intendo bus, uffici, scuole, biblioteche, negozi. A questo proposito, più di una volta ci siamo domandati perchè non regolino la temperatura in modo diverso e, qualche volta, abbiamo anche provato a chiedere. Abbiamo così scoperto che, nonostante la tecnologia sia imperante in ogni aspetto della vita quotidiana, la regolazione dei termostati è affidata a  misteriosi e leggendari "tecnici" sui quali è meglio "più non dimandare". Anche i Superni hanno i loro dei! (cit.).
14 marzo 2017 - Sara P. Duke Gardens

14 marzo 2017 - Sara P. Duke Gardens

E' inutile alle 7 di mattina andare sul balcone per capire, guardando il cielo, la temperatura che ci sarà nel pomeriggio. Meglio la app di TWC che, con prodigiosa precisione, fornisce validissime indicazioni. Non è magia e non sono più bravi di noi nelle previsioni: l'orografia del territorio è "facile" e i problemi di previsione completamente diversi rispetto all'Italia. Spettacolari i canali tematici sulla tv via cavo!

Morale della favola: questa mattina ho accompagnato Rebecca alla fermata del bus ed i suoi compagni erano imbacuccati per il freddo; tutti tranne un ragazzo in bermuda!
Due settimane fa non abbiamo osato fotografare una coppia di ragazze che passeggiava chiacchierando per il Campus: una con gli infradito e un vestitino leggero da spiaggia tropicale, l'altra con pesanti stivali e giacca da esquimese. Forse la migliore immagine dei contrasti e delle libertà di questo paese e di questo clima.


Trump: avendo La La Land vinto l'Oscar 2017 come migliore film forse Donald Trump non è diventato effettivamente il 45° POTUS ma...

(...to be continued)