venerdì 27 gennaio 2017

Dal Didò alla ceramica


Venerdì scorso si è concluso il primo “term” (quadrimestre) e con esso il corso di ceramica di Tommaso: nella seconda parte dell’anno frequenterà infatti ingegneria e disegno tecnico.
La Phillips Middle School propone anche altri corsi ad indirizzo artistico, ma il giorno dell’iscrizione un incontro fortuito con un’insegnante ci aveva indirizzato verso la ceramica…mai scelta è stata così azzeccata!



Fin da subito Tommaso è tornato a casa entusiasta. Ogni giorno scoprivamo anche noi, con i suoi racconti, le tecniche utilizzate, il nome dei vari strumenti, e le difficoltà di realizzazione. La lezione si svolgeva subito dopo la pausa pranzo e, secondo Tommaso, era perfetta per rilassarsi durante la digestione!

In un laboratorio allestito con tavoloni e scaffali, i ragazzi avevano a disposizione cinque “pound” di argilla e, all’inizio, hanno seguito l’esempio di Penelope “disfando” ogni volta quanto creato durante la lezione, fino a quando le prime opere sono diventate artisticamente apprezzabili: da piccoli contenitori a portacandele, da piatti a vasi, gli artisti hanno trovato il loro stile!


Oltre ai moltissimi strumenti ed attrezzi per modellare e a colori e pennelli per dipingere, l'aula è anche provvista di alcuni forni: un paio più piccoli ed uno grande quanto uno sgabuzzino con una porta blindata che sembra l'ingresso di un caveau. C'è una linea di demarcazione ben precisa ed ai ragazzi è assolutamente vietato avvicinarsi! Ci sono anche due torni: gli studenti seguono rigorosamente dei turni per poterli usare.
Durante il primo incontro con l’insegnante mi sono sentita chiedere se Tommaso avesse frequentato dei corsi di ceramica, poiché era bravo e lavorava molto. Ho risposto che era alla prima esperienza, ma forse avrei dovuto considerare le ore passate sul tavolo della cucina con la pasta e sale e la quantità di plastilina che abbiamo comprato con la scusa di intrattenere cugini o amici più piccoli durante le visite! Per quanto riguarda il “lavorare molto” Tommaso ci ha fornito la spiegazione: i miei compagni chiacchierano e perdono tempo, io non so chiacchierare, quindi lavoro! Ci ha fatto tenerezza e, a posteriori, capiamo quanto siano state importanti per lui, soprattutto durante i primi mesi quando la comunicazione in inglese era ancora precaria, materie come ceramica e orchestra in cui poter utilizzare un linguaggio diverso, da lui conosciuto!

Una mail dell’insegnante ci ha invitati a visitare il laboratorio per prendere visione del portfolio di Tommaso: ciascun artista, dopo aver commentato le proprie opere, doveva avvolgerle in carta di giornale e sistemarle con cura negli scatoloni per portarsele a casa. Primo pensiero: ma quanto pesano? Come le portiamo in Italia? Per ora le abbiamo fotografate, poi vedremo…

Il laboratorio di ceramica

Seguono alcune opere, con il commento dell’artista…enjoy!

Maschera:  un progetto che la mia professoressa ha deciso di far fare solo al nostro gruppo, che era molto tranquillo, perchè comportava l’utilizzo di una sostanza tossica (indossavamo infatti una mascherina). Dopo aver creato un’armatura in giornale e averla ricoperta con una “slab” di argilla abbiamo iniziato a rivestirla con dei foglietti bianchi impregnati di una sostanza tipo carta pesta, che dopo tre giorni si è indurita. Dopo aver staccato la maschera dalla base di argilla, l’abbiamo dipinta.  

Face jug: la mia preferita. Si realizza disponendo una serie di “salsicciotti” di argilla uno sopra l’altro…ci vuole un’ eternità! In un secondo momento si modellano bocca, naso e occhi. Il colore in realtà non è stato premeditato, mi aspettavo un verde più scuro… ma va bene anche il verde Hulk! E’ una brocca a tutti gli effetti: ho provato e non perde, ma non è così funzionale perché molto pesante. Le “Face Jugs” sono tipiche del Nord e Sud Carolina e della Georgia, realizzate dagli schiavi Afro-Americani verso la metà del 1800, quando non avevano diritto ad una pietra tombale. Interpretazioni moderne vengono ancora realizzate in questi stati e vendute come souvenir.

Chihuly: il pezzo prende il nome da un famoso artista statunitense contemporaneo che crea opere astratte in vetro soffiato. Su spunto di una sua creazione ho fatto questa torretta, usando come tecnica di pittura la “brush brush”, cioè ho usato uno spazzolino per spruzzare la vernice.

Urna cineraria: dopo aver “studiato” la cultura araba, la mia professoressa ci ha proposto di fare un’urna cineraria, su modello di quelle in bronzo. A casa l’abbiamo riconvertita in un portagioielli!

Candle holders: fare questi porta candele è stato il lavoro più noioso. Sono tra i primi oggetti che abbiamo realizzato perchè la tecnica è molto facile:  bisogna solo fare uno “slab” chiamato anche “pizzas” (la “s” è obbligatoria), ovvero la base, che viene poi circondata da una striscia intagliata a piacere. Su quella azzurra volevo scrivere Tom, ma l’ho attaccata al contrario! La cosa più divertente è stata far fondere la cera e versarla negli stampini per creare le candele!


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