lunedì 24 ottobre 2016

Dai mobili della tradizione saluzzese ai garage sales (seconda parte)

Affittiamo un camioncino per un paio d’ore da Home Depot e recuperiamo i mobili acquistati qua e là e quelli che ci impresterà il nostro amico Amilcare. Siamo quasi pronti per trasferirci nel nostro appartamento.

Tommaso inaugura ufficialmente l'appartamento il 14 agosto 2016
Rempiamo il baule dell'auto di piatti, lenzuola, cuscini, posate, bicchieri, pentole, asciugamani… I negozi promuovono prodotti a basso costo destinati ai ragazzi che si trasferiranno a giorni lontano da casa per frequentare il college… noi abbiamo superato ampiamente l’età del college, ma siamo alla ricerca di prodotti “basic” e approfittiamo delle offerte! Facciamo anche una spesa mangereccia con l’intenzione di cucinare la prima pasta nella nostra nuova sistemazione, ma ci dimentichiamo di comprare l’apriscatole e rinunciamo ad una pasta al sugo per un take away consumato direttamente da Whole Food, il supermercato con annesso ristorante self-service considerato giustamente il regno del buon cibo! Dobbiamo pur festeggiare!

I giorni successivi saranno un acquisto continuo che si protrarrà per tutto il mese…ci sembra di passare le giornate nei mall e ne siamo quasi nauseati. Come fanno tante persone anche in Italia a trascorrere le domeniche girovagando senza meta da un negozietto all’altro nei centri commerciali? Noi sogniamo una passeggiata in montagna…anche perché continua a fare un caldo umido insopportabile.

“Forse un coffee-table potrebbe servirci”, decidiamo un giorno, non sapendo mai dove appoggiare le cose! Questa volta penso di sfruttare Craigslist, un sito di annunci di ogni tipo, e seleziono quattro o cinque occasioni; scrivo un paio di mail e aspetto. In un paio d’ore ho una risposta affermativa che mi dice che il tavolino da caffè che mi interessa (non tanto per lo stile quanto perché era inclusa la consegna) veniva venduto insieme ad altri due pezzi: un sofa-table e una specie di ripiano alto da appoggiare ad una parete. Ci staranno nel nostro salotto? Controllo le dimensioni e inizia il solito incubo: gli “inches” a quanti centimetri corrispondono? Mi ricordo che alcune scatole appena comprate avevano le dimensioni in pollici e inizio ad usarle come unità di misura, disponendo ciabatte e scarpe per delineare i contorni… decido per sfinimento che le dimensioni vanno bene e mando una mail di conferma. Verrà la sera stessa a portarci i nostri acquisti. Nel tardo pomeriggio ricevo un sms del venditore: vuole essere sicuro che io abbia notato, dalle foto pubblicate, che gli oggetti in vendita hanno una leggera patinatura color verde chiaro sul top…non vuole fare 40 minuti di strada per niente! Riguardo subito le foto: il verzolino mi era completamente sfuggito… medito meno di 30 secondi e rispondo che sono interessata. Se sono proprio orribili ridipingerò il top di bianco, ma chiudiamo la questione! Sono passati due mesi e non li ho ancora dipinti, anche se tento ancora di coprirli un po’ lasciando in bella vista libri e riviste… Roberto dice che sono in stile con i divani, ma non so se è proprio un complimento!


La scrivania per la camera dei ragazzi sarà un’altra avventura. A Durham, a poche miglia da casa nostra, si trova una filiale di ReStore http://www.restoredurhamorange.org/habitat-durham/  , un’organizzazione umanitaria non-profit che cerca di costruire case, speranza e comunità, basandosi sulla convinzione che ogni uomo, donna o bambino dovrebbe avere un posto in cui vivere in dignità e sicurezza e che un riparo decente in una decente comunità dovrebbe essere una questione di coscienza e azione di tutti.


L’area cosiddetta The Triangle, che comprende Durham, Raleigh e Chapel Hill ha il guadagno pro-capite più alto di tutto lo stato; come conseguenza gli affitti sono alti e molte famiglie, che non possono permettersi di pagare tali affitti e tanto meno di comprarsi una casa, sono costrette a vivere in condizioni di povertà, in appartamenti decadenti, sovraffollati e in zone non sicure, tanto che i bambini non possono giocare all’esterno.  L'associazione Habitat vuole aiutare queste famiglie chiudendo il gap tra povertà e ricchezza, garantendo uno stile di vita sostenibile con opportunità per l’educazione, il benessere e la salute. I soldi ricavati dalla vendita dei mobili e dei materiali da costruzione che si trovano nelle varie filiali e che vengono donati da privati o meno e gestiti da volontari, vengono utilizzati per la costruzione e la riparazione di case per le famiglie bisognose, per il loro sostegno legale e per favorire fair housing policies.
Dopo alcune visite al negozio senza trovare nulla di interessante, una mattina siamo fortunati e acquistiamo una scrivania oltre ad un tavolino e quattro sedie da esterno per il balconcino. Non vogliamo affittare nuovamente il camioncino e decidiamo di fare più giri trasportando gli oggetti sul sedile della “convertible” tenendo ovviamente la capotte abbassata. I volontari che lavorano lì penso stiano ancora ridendo…
Il comodino per la nostra camera, sì solo uno, arriva invece da non sappiamo chi… lo abbiamo trovato una mattina per strada. Da queste parti, se non hanno più bisogno di qualcosa, lo lasciano sotto casa in attesa che l’oggetto trovi un nuovo proprietario. L’arte del riciclo applicata in alcuni casi stride con il consumismo sfrenato della routine giornaliera, ma prendiamo il positivo e… il comodino!


Giorno dopo giorno ci accorgiamo di oggetti che ci servono e che acquistiamo, di altri di cui possiamo fare tranquillamente a meno e di una terza categoria: oggetti utili che non vogliamo acquistare e per i quali cerchiamo un’alternativa. 


Il leggio, per esempio, Tommaso se lo è costruito con una cassetta di cartone delle pesche, la pattumiera per la cucina è un’opera del nonno che ha utilizzato le aste scorrevoli inutilizzate del ripiano porta computer della scrivania… "a necessità virtù", dice il detto... 



venerdì 21 ottobre 2016

Dallo zainetto alla stringbag (aggiornamento)


Ennesima telefonata registrata. Non riesco a credere a quanto sento. Controllo le mail e vi trovo infatti questa notifica dalla scuola di Tommaso:

“Good evening Phillips Middle School parents. This is Mrs. Tomeka Ward-Satterfield, your Principal, with an important message regarding an incident that occurred at school earlier today. You may have heard about a report of a student having a pistol in his backpack. Based on multiple students reporting this to the office, our school resource officer searched the locker and found the weapon. I want to set the record straight and let you know that, in fact, the student brought a pellet gun to school. This pellet gun strongly resembled a real gun. To our knowledge, nobody was threatened with the pellet gun. Still, this matter has been taken very seriously, as are all safety matters, and will be dealt with in accordance with our board policy. I want to commend the students who reported this and remind all students to report anything that makes them feel unsafe immediately to the first adult they see at school.  If anyone has any additional information regarding this incident, please contact me.  Thank you for listening and for your continued support.”

Un ragazzino si è portato a scuola un fucile ad aria compressa, nello zainetto… alcuni compagni lo hanno visto e lo hanno denunciato alla preside. Pare nessuno sia stato minacciato. Sequestrato il fucile, del tutto simile ad uno vero, ci si interroga sulla sicurezza. I ragazzi sono invitati ad avvisare immediatamente un adulto nel caso non si sentissero al sicuro…

Non capivo come gli zainetti fossero pericolosi e avevo, purtroppo, ipotizzato scherzosamente quanto è poi accaduto sul serio! Se le stringbag non bastano, forse aiutano…


P.S. di Roberto
In North Carolina una legge recente ha ulteriormente ampliato le possibilità di possedere o acquistare armi. Nonostante questo la politica della Duke non è cambiata: le armi da fuoco sono proibite in tutte le proprietà della Duke. Grandi!

(see more http://policies.duke.edu/students/universitywide/weapons.php)

martedì 18 ottobre 2016

Dai mobili della tradizione saluzzese ai garage sales (prima parte)

1322 Arborgate Circle, 27514 Chapel Hill (NC). Abitiamo in questo appartamento al secondo piano di uno stabile signorile di tre piani e complessivi 12 alloggi. Entrata living con un locale unico composto da zona salotto, zona pranzo e cucina attrezzata, due camere da letto e due bagni (di cui uno annesso alla master room, la camera cosiddetta padronale, quella grande per intenderci, che ovviamente hanno scelto Rebecca e Tommaso!). Moquette ovunque tranne che nei bagni e in cucina. Caminetto finto… nel senso che funziona con il gas, ma appare con ciocchi di legno in bella vista! Un piccolo balconcino.
I 16 edifici come il nostro sono dislocati in una zona residenziale che comprende anche una piscina all'aperto, un campo da tennis e un parco giochi per i più piccini. Alberi e verde ovunque con scoiattoli che attraversano la strada, si rincorrono proprio come Cip e Ciop e si arrampicano sul primo albero che trovano! Un sentiero conduce rapidamente alla strada principale e alla fermata dello scuolabus. L’appartamento ci è piaciuto subito poiché grande e luminoso, ma soprattutto perché situato in una zona molto tranquilla. Siamo circondati da vicini gentili, a volte fin troppo premurosi, che fin da subito hanno voluto aiutarci come potevano, anche solo consigliandoci i negozi in cui comprare cibo italiano (ne vanno pazzi e fanno anche 40 minuti di auto per una buona fetta di mortadella!). Un vicino di casa, saputo che Rebecca e Tommaso avevano bisogno di affittare un violoncello, ne ha parlato con un altro vicino che, non si sa perché, aveva un violoncello a casa, lasciatogli da qualcun altro, e ha deciso di regalarcelo insieme ad un porta violoncello e uno scatolone di spartiti (che però erano per flauto!). Voleva regalarci anche il flauto, ma nessuno di noi sapeva suonarlo…
Operazione “scelta della casa” conclusa, inizia l’avventura dei mobili ed il divertimento. Prima ipotesi: andiamo all’Ikea e risolviamo il problema in una volta sola. Due ore di macchina all’andata, due ore al ritorno, affitto di un furgoncino, prezzi convenienti, ma sono pur sempre mobili solo per un anno… perché non li compriamo di seconda mano? La cucina è già attrezzata, i bagni pure, nelle camere da letto ci sono i closet, armadi a muro provvisti di ripiani e sbarre cui appendere i vestiti, quindi non ci servono grandi cose: se i letti li compriamo nuovi, ovviamente, con un divano, un tavolino da salotto un tavolo da pranzo e quattro sedie possiamo tranquillamente sopravvivere. Iniziamo ad impadronirci della filosofia Zen che ci ricorda che tra un anno dovremo disfarci e, nella migliore delle ipotesi rivendere, tutto quanto abbiamo acquistato… ci servono veramente tutte quelle cose che riempiono le nostre case? L'autrice di "L'arte del riordino" sarebbe fiera di noi!
Dalla mailing list della Duke veniamo a conoscenza di una svendita di alcuni pezzi che ci interessano: sedie pieghevoli per eventuali ospiti, due cassettiere (di plastica, ma funzionali), teglie e appendiabiti. E’ un inizio. Con la prima mail il venditore (un simpatico ragazzo napoletano) ci ha già “sgamato”… “Siete italiani?” ci chiede. Gli telefoniamo e ci accordiamo per il ritiro della merce. L’incontro diventa una chiacchierata sulla sua esperienza in America che si sta concludendo e sull'immancabile nostalgia del buon cibo. Ci ritroviamo a parlare di pizza e dolci fatti in casa e acquistiamo le sue teglie da forno. Omaggio della casa diverse bustine di lievito “Pane degli Angeli”, che pare essere assolutamente impossibile da trovare! I muffin di Tommaso sono salvi!
 Partiamo poi il sabato mattina a caccia di offerte e visitiamo un paio di “garage sales”, mercatini dell’usato organizzati da privati davanti a casa o, appunto, nei garage. Demoralizzati per aver trovato solo improponibili servizi da tre piatti di cui uno sbeccato o vestiti che non avremmo osato mettere nemmeno nel contenitore dei vestiti usati, buttati a caso su un divano che è meglio non scoprire, siamo tentati di partire alla volta di Charlotte, sede più vicina dei mobili scandinavi che ormai sanno di casa per tutte le famiglie del mondo!
Un cartello di un ennesimo garage sale sulla strada del ritorno verso la nostra casa provvisoria (il nostro amico Amilcare ci ha ospitati e sopportati per più di dieci giorni) ci ispira, e decidiamo di fare un ultimo e fortunato tentativo. Una simpatica anziana con una casa bellissima e impeccabile è rimasta vedova e ha deciso di trasferirsi in una comunità di “retirement” dove avrà la sua casa, più piccola, la sua cucina, più piccola, ci dice, ma intanto i suoi figli l’hanno convinta che è ora di spendere i soldi che ha faticosamente guadagnato per tutta una vita e quindi si concederà il lusso di cucinarsi solo la cena: colazione e pranzo li farà alla mensa… che comodità! 
Anche se a lei piace cucinare, lo ha fatto per tutta una vita… avrà un salotto, ma nella casa in cui ha abitato fin ora ne aveva due, quindi deve disfarsi di due divani bianchi che, sebbene abbiano uno stile leggermente retrò sono tenuti magnificamente: “no pets, no drink, no smoke in this house!” sottolinea in una magnifica posa ieratica e ce li vende per una cifra irrisoria. Ha anche un tavolo da pranzo in legno massiccio con quattro sedie che ha sempre tenuto coperto perchè non si rovinasse… lo aggiungiamo alla lista degli acquisti e continuiamo la chiacchierata! I suoi figli vengono a trovarla ogni tanto, ma preferiscono dormire in albergo, eppure lei ha la casa tanto grande… ecco perché i mobili sono tenuti tanto bene, ripete, ci vive da sola qui! "Ho delle tovaglie che ho fatto apposta per questo tavolo, ve le regalo, prendete anche questa per Natale…"  


To be continued...


sabato 15 ottobre 2016

Dai vestiti firmati ai dinosauri



Gli americani e i vestiti sono tutto un programma. A scuola soprattutto. Io credevo che il modo di vestire dovesse essere correlato in qualche modo al clima e alla temperatura... d'inverno fa freddo e ci si veste con maglioni e pile, in estate fa caldo e si tirano fuori dagli armadi le T-shirts. Il famoso e temuto cambio stagione! Qui questa regola sembra non funzionare... Qualunque persona normale direbbe che in estate fa caldo e in inverno freddo, ma qui no… almeno nei luoghi pubblici (la natura fa ancora come vuole, ringraziando) perchè dovete considerare l’aria condizionata e il riscaldamento. Inoltre, come per tutte le cose, gli americani non hanno le mezze misure quindi a scuola, sui bus, al ristorante, nei negozi o si gela (in estate) o si muore di caldo (in autunno)! Perché se fino alla scorsa settimana, in cui al pomeriggio andavamo in piscina, a scuola dovevo andare con la felpa e alcuni miei compagni arrivavano con il pile o il piumino, adesso, che fa relativamente più “freddo” (circa 18 gradi), hanno deciso di accendere il riscaldamento così possiamo tranquillamente andare solo con la maglietta. Dopo aver stabilito le temperature, qui invertite, bisogna decidere cosa mettersi. Bene qui di sicuro non ci sono tutte le regole del tipo: pantaloni sotto il ginocchio e niente canottiere a scuola (come in Italia)  perché qui la maggior parte va in giro con i mitici shorts. Il problema arriva quando insieme ai pantaloncini si mettono un maglione di lana e la sciarpa o abbinano pantaloni lunghi e stivali ad una canottiera. A proposito di stivali: quando piove danno il meglio di loro con gli stivali di gomma o quelli imbottiti di pelliccia che però si inzuppano e quindi sono ancora peggio delle scarpe normali. Sulle scarpe si potrebbe scrivere pagine e pagine intere ma, per farla breve, ecco la storia di "ciabatta". Le prime settimane, alla fermata del bus, vedevo sempre un ragazzo che arrivava con le ciabatte da piscina; abbiamo quindi iniziato a chiamarlo "ciabatta" chiedendoci cosa avrebbe fatto in inverno o con la pioggia. Una mattina in cui veramente diluviava arrivo alla fermata e lui era lì, con la giacca impermeabile, i pantaloncini e le immancabili ciabatte.
Rimedio al fattore freddo? Basta mettersi i calzini di spugna e infilare le ciabatte (che ormai sono bucate, con la suola che si stacca e che chiedono pietà) e il problema è risolto. Anche i calzini aprono un mondo, se da noi mettiamo i fantasmini o cerchiamo di non farli vedere o non li mettiamo proprio perché con le scarpe basse si vedrebbero, qui sembra invece che se non ti arrivano al polpaccio non vadano bene. Ce ne sono di ogni forma o colore, da fosforescenti, a bianchi, a quelli con disegnate delle fette di pizza (una mia compagna me li ha fatti vedere come la scoperta del secolo) a quelli con i lacci che sembrano la continuazione delle scarpe… fatto sta che fanno tutti letteralmente schifo. Di sicuro da noi non ti verrebbe mai in mente di fare una cosa del genere anzi il problema fondamentale al mattino solitamente è: cosa mi metto oggi? Ho fatto abbinamento pantaloni-maglia-scarpe-borsa...? Sembra che qui non avrò questo problema! Un’altra cosa da tenere in considerazione sono i cappelli: ne esistono di veramente tanti tipi adatti a ogni occasione. Da quelli con la visiera a quelli di pelo per passare a quelli di lana con il pompon alla bombetta o a quelli di peluche dei Pokemon. E a scuola figuriamoci se li tolgono! Per quale motivo fare tutta questa fatica? Inoltre è un elemento fondamentale per il look. Passiamo poi a quando non si vestono “normalmente”. Una mia amica un giorno mi ha detto: se mi vedi vestita in modo strano non sono solo io che mi sono svegliata male, ma è tutto il mio team, perché abbiamo perso un "match". 
Ed ecco spiegato perché quel giorno molte ragazze erano vestite da infermiere! Poi ci sono i progetti, soprattutto di storia o inglese, che consistono spesso nel fare delle presentazioni con tanto di scenetta e quindi, ovviamente, bisogna mettersi un costume di scena.  Per questo motivo, per i corridoi, tutta la settimana, si sono visti tanti Dalmata con varie Crudelia insieme a Minnie e Topolino.
Ultima novità: i pigiamoni o i costumi da carnevale. Vi sembra strano vedere una ragazza con un costume da dinosauro che fa a gavettoni durante l’ora di pranzo o qualcuno che viene con il pigiama dei Pokemon (si, i Pokemon sono ovunque) o con un pigiama di quelli interi di pile con tanto di cappuccio e piedi incorporati? Perché mai? È semplice routine ormai…

giovedì 13 ottobre 2016

Dall’ora di ginnastica all’allenamento da marines.

Wow! Avrò un’ora di ginnastica al giorno, ho pensato, quando mi hanno consegnato l’orario. Nella mia scuola ci sono almeno dieci campi per diversi sport: tennis, calcio, rugby, lacrosse, football americano, basket, baseball (oggi abbiamo giocato ma non ho colpito neanche una palla, magari entro la fine dell'anno imparerò... speriamo), atletica, softball, polo oltre a un campo apposito per le cheerleader con tante croci di scotch per terra per indicare probabilmente le posizioni prestabilite… Ho già utilizzato la maggior parte di questi campi e la palestra, addobbata con tanto di striscioni, targhe di vittorie e l’immancabile falcone, simbolo della scuola, riportato ovunque.

Ci sono inoltre tribune richiudibili in modo da liberare una zona soppalcata in cui giochiamo ai quattro campi, saltiamo la corda e facciamo “lo skip”. In una sala enorme vicino agli spogliatoi si trovano tutti gli attrezzi possibili e immaginabili, da palloni a robottini per le flessioni, da palle mediche a corde per esercizi, da materassi a clavette e tapiroulant. Insomma, voi penserete che sia il massimo! Anche io lo pensavo!
                                               Tuttavia provate a immaginarvi in una giornata caldissima, diciamo 95 gradi Farhenait (fate voi la conversione…) a correre sull’asfalto per 58 minuti (quelli sono uguali per tutti), oppure a fare flessioni, ovviamente sotto il sole, con un robottino che suona se non le fai abbastanza velocemente o giocare a basket con dei giganti che sembrano futuri campioni mondiali. Dopo di che salite sudati sul famoso yellow bus, temperatura media 70 gradi… siete ancora vivi? Il caldo non durerà per sempre, arriverà l’autunno e le cose miglioreranno. Ecco la prima giornata di pioggia, oggi andremo sicuramente in palestra… evviva! Sbagliato. Perché fermare l’allenamento di rugby per qualche goccia? Vi ricordo che qui siamo in zona uragani e la pioggia non è poi così debole… insomma, finito l’allenamento avevo le rane nelle scarpe!
Se vedeste il mio professore di ginnastica sareste d’accordo con me che si tratta, in realtà, di allenamento per marines camuffato da ora di ginnastica. Ne uscirò vivo?     



mercoledì 12 ottobre 2016

Dalla scuola guida al DMV


Premessa: perchè prendere la patente americana?

Perchè è "figo"! Non c'è paragone in un ufficio pubblico americano se arrivi con un passaporto o con una patente! Da alien passi ad  alien++

In North Carolina non è accettata la patente internazionale, è sufficiente quella italiana per affittare un’automobile o per guidare quella di un amico. Ma se vuoi comprare un’automobile la cosa è diversa.

Intercalare 1: negli USA ci sono 51 stati e rotti, ognuno ha una legislazione diversa, almeno per quanto riguarda la patente, il suo conseguimento e la validità della patente internazionale.

Per registrarla occorre “una patente valida”, ovvero una patente americana, che si ottiene presso un DMV (Department of Motor Vehicles) al quale ci si presenta, e dove guardano con malcelata commiserazione la tua patente italiana e ti chiedono l’assicurazione dell’auto per sostenere la prova pratica dopo aver superato una prova teorica. Ok, allora ci vuole un' assicurazione prima di aver acquistato l’automobile? “Yes, Sir!”. Bene, andiamo dall’assicuratore il quale ci chiede “una patente valida”, ovvero una patente americana che non hai ancora preso per assicurare un’automobile che ancora non esiste. Altrimenti? Altrimenti, se non hai una patente valida americana, sei alla stregua di un non-patentato sedicenne, quindi l’assicurazione costa decisamente molto di più. Ok, e allora? Allora niente, la cosa si risolve con una lunga chiacchierata dell’assicuratore che ti viene incontro mettendo sul certificato di assicurazione il nome del tuo amico (che ha una patente valida ovvero una patente americana!) e poi ti dice di non preoccuparti: se ti fermano l’importante è dimostrare di aver pagato l’assicurazione (pecunia non olet, sarà vero? Boh!).

Ok, assicurati si ritorna all’ufficio DMV, si consegnano tutti i documenti e ci si mette in fila in uno stanzone pieno zeppo di persone di ogni età e provenienza: dal ragazzino di 16 anni, alla nonna di 80, agli evidenti “alien” (come noi) francesi, giapponesi, messicani, etc…   Sono le 8 del mattino. Ti viene consegnato un foglio con circa 20 disegni di cartelli e un libretto di una quarantina di pagine con le regole per conseguire la patente in NC


Intercalare 2: l’amministrazione USA è decisamente efficiente e friendly, ti aiuta in tutto quanto è possibile. Come ogni sacrosanta legge ha però le sue eccezioni e per ora, l’unica che abbiamo trovato è il DMV. Questo intercalare è stato sottoscritto da tutti gli americani a cui abbiamo raccontato questa storia.

Verso le 11 vieni chiamato allo sportello, i tuoi dati vengono inseriti e ti viene fatto l’esame della vista e di lettura dei cartelli: in un visore appaiono alcuni dei cartelli del foglio di prima. Ok! Fin qui tutto bene.

Poi la prova teorica: 25 domande a scelta multipla con 3 risposte. Passi la parte teorica se raggiungi l’80% dei risultati, cioè puoi sbagliarne al massimo 5. Che tipo di domande? Le più varie, alcune serie, altre ridicole, altre che non hanno nulla a che vedere (a mio modesto parere, ovviamente) con la tua abilità alla guida: un esempio? “Qual è la percentuale di incidenti mortali in NC per effetto di ubriachezza alla guida?”; ovvio, tutti sanno che è il 38%!
Oppure “Se alla guida ti viene sonno cosa fai?” A) Apri il finestrino per fare entrare aria fresca; B) Ti fermi e schiacci un pisolino; C) Acceleri per arrivare a casa prima e farlo a casa (il pisolino). “Per quanto tempo ti viene ritirata la patente se vieni sorpreso ubriaco alla guida?”, “Qual è la massima velocità in centro ad una città”, “Come si trasporta eventualmente alcol su un veicolo”, “Cosa devi fare se ti capita un incidente?”, “Quali sono i limiti di velocità”, “Cosa ti succede se compri alcolici ad un minorenne?”

Intercalare 3: C’è una certa ossessiva ricorrenza nelle domande relative all’alcool.

Morale: ci fermiamo a 18 e 19 risposte esatte. In prigione senza passare dal via e domani si ricomincia!

Il giorno seguente alle 8 siamo nuovamente nello stanzone strapieno. Verso le 10 ci richiamano e si riparte con il test (i cartelli ormai sono a posto, indelebilmente scolpiti nella nostra mente). Evvai! Ormai sappiamo tutto sui decessi per alcol, cosa fare con i minorenni ubriachi e cosa fare nel caso in cui i freni siano umidi! Parte teorica, andata.

Sono le 10.30 e il cortese omino alla reception ci dice di aspettare, ci chiameranno. Vanno e vengono persone, ragazzini e adulti, pochi gongolanti, molti tristi, qualcuno decisamente arrabbiato, si alternano con i due istruttori per la prova pratica. Verso le 12.00 spariscono (gli istruttori) e ritornano verso le 14.00. Pranzo anche noi? Non se ne parla, si deve aspettare “just in case!”

Alle 16.00 è il nostro turno: mi chiamano e uno dei due istruttori mi fa andare verso l’automobile.

Intercalare 4: gli americani si dividono in due categorie: quelli che capiscono che non sei madrelingua e parlano adagio e senza slang e gli altri. Gli aliens si dividono in due categorie: quelli che capiscono l’inglese e gli altri. Immaginate quando due della categoria “altri” si incontrano?

Ok: freni, luci, clacson, partenza, svolta a destra, svolta a sinistra, semaforo, etc. A posto! Sono un drago. Arrivati nel parcheggio mi viene chiesta (!) la “(borbottio indistinto)…bout”

Intercalare 5: “Three points turnabout”

 “Cos’è? Se mi dice cos’è, la faccio”, “No, sir! Tu devi sapere cos’è”. Ok, sarà un’inversione a U? Facciamola e incrociamo le dita! Ovviamente non è l’inversione a U! Morale: devo ritornare dopo 5 giorni e guardare a pag 9 del libretto dove è spiegata la manovra (qui ammetto è colpa mia, avrei dovuto leggere “tutto” il libretto). Per sovrapprezzo sul mio foglio oltre a certificare la mia incapacità a compiere la manovra “(borbottio indistinto)….bout” mi viene detto che “vado troppo forte, soprattutto nei parcheggi”

Entro mogio mogio nell’ufficio ma prima di entrare riesco a bisbigliare a Daniela: se ti chiede qualcosa che finisce con “(borbottio indistinto)…bout” è quella che c’è a pag. 9”. Nel frattempo suona l’allarme antincendio (ci vorrebbe una pagina solo su questo ma vi sto già annoiando a sufficienza!). Tempismo perfetto per permetterci di studiare la famosa pagina 9.
Dopo circa un’ora Daniela parte (ha un istruttore differente) e ottiene la patente! 10 dollari ed è fatta.

Nel frattempo aspettando noto un francese (più o meno della mia età), un messicano (leggermente più giovane) e un giapponese (più vecchio) che guardano sconsolati il foglio con in mano il risultato dell’esame: molto, troppo simile al mio (sigh!)

C’è un ragazzo con le fattezze orientali con le lacrime agli occhi che dice ai  “genitori”: “mi ha chiesto (il mio amico istruttore) una cosa che non ho capito cosa fosse e quando gli ho chiesto di dirmi cosa era si è arrabbiato e mi ha bocciato”.

Ok, siamo quasi alla fine: dopo 5 giorni lavorativi, passati a sentirmi la persona più incapace del mondo, torno all’ufficio, incontro il mio amico e questa volta la manovra è bella che pronta (thanks, youtube!!!!), abbiamo un piccolo diverbio sul concetto di retromarcia e mi dice che “vado troppo piano”. Vorrei chiedergli “nei parcheggi o in generale?” ma la considero una semplice prova di umiltà e sto zitto, 10 dollari e la patente è mia!!!!!

Conclusione 1: arrivo a casa e mi mangio il libretto, come Rockerduck faceva con i suoi cappelli!

Al DMV consegnano una patente provvisoria, un foglietto stampato con una scadenza di 20 giorni: arriverà per posta la patente definitiva.
La mia è arrivata dopo 5 giorni, Daniela ha una collezione di 4 (per ora) patenti provvisorie …

Conclusione 2: alla meno peggio se sono nei guai sollevo il portafoglio, lo apro e dico "F.B.I."







sabato 8 ottobre 2016

Dallo zainetto alla string-bag


Cos’è una “string-bag”? E’ la nostra sacca di stoffa con due cordini per portare le scarpe da ginnastica a scuola.
Arrivano una telefonata registrata dalla scuola di Tommaso e un paio di mail sulla questione: tutti i ragazzi riceveranno una string-bag (gratuita) da utilizzare all’interno della scuola poiché è severamente vietato girare nei corridoi con gli zainetti per questioni di sicurezza. Gli zainetti sono pericolosi? Perché? Forse possono nasconderci un fucile? Purtroppo le borse non sono pronte per il primo giorno di scuola…altro mail…il secondo giorno annunciano che arriveranno il terzo…altro mail…nel frattempo noi ci preoccupiamo di capire piccoli particolari tipo quale bus deve prendere, quali sono i quaderni necessari, e i libri? Bho? Non sembra un problema…quarto giorno arriva la string-bag e a Tommaso viene assegnato l’armadietto a combinazione. Lezione dimostrativa su come aprire l’armadietto e video sull’utilizzo della string-bag! Al mattino dovrà depositare zainetto e lunch-box nell’armadietto e utilizzare la string bag per portare quaderni e libri (sono arrivati finalmente…e che libri! Ma ne parleremo nella prossima puntata!) alle aule, facendo cambi tattici tra una lezione e l’altra. In fondo hanno ben tre minuti per il cambio!
Passa una settimana e arriva un altro mail in tarda serata. L’argomento è sempre lo stesso: le ormai famose string-bag! Lo leggeremo dopo cena…ce ne dimentichiamo…Tommaso va a scuola l’indomani…tutti i ragazzi devono recarsi in palestra per restituire le string-bag! Il mail che non abbiamo letto diceva che probabilmente, non ne erano sicuri, ma meglio cautelarsi, le string-bag facevano parte di un lotto fallato e quindi probabilmente tossiche. Quella mattina in palestra, racconta Tommaso, tanti ragazzini se le mettevano in testa. Per protesta? Per scherno? Noi sappiamo solo che chi aveva letto la mail si era portato una string-bag sostitutiva, gli altri (vedi Tommy) sono andati in giro per la scuola con le sacchette di carta che qui usano nei supermercati…
Morale: sempre leggere le mail che hanno come oggetto le string-bag!

Se volete sapere come va a finire la storia… le string-bag sono state sostituite nel giro di una settimana.

giovedì 6 ottobre 2016

Dalla Rosa Bianca alla Guy Phillips Middle School

DALLA SCUOLA MEDIA ROSA BIANCA DI SALUZZO ALLA GUY PHILLIPS MIDDLE SCHOOL DI CHAPEL HILL
Per l’iscrizione alle scuole dobbiamo recarci al Distretto Scolastico. Eravamo pronti con tutti i documenti necessari, raccolti seguendo passo passo svariate mail, consigli e moduli consegnati direttamente a Roberto a maggio durante una sua visita e lettura accurata del sito… tutto procede bene e in 10 minuti Rebecca e Tommaso sono iscritti a scuola. Fin troppo semplice pensiamo, ma in realtà il lavoro era stato a monte! Sembra che anche il tanto temuto certificato delle vaccinazioni sia stato approvato… wow! Il secondo step è presentarci alle scuole designate per il piano di studi e un ulteriore controllo documenti: cominciamo dalla Guy Phillips perché Tommaso è impaziente di vedere la sua scuola. 





Un ultimo modulo online in cui chiedono, oltre alle domande di routine (nome, età, razza…) di dichiarare il livello di inglese dello studente. Non bariamo sicuramente e segnaliamo che Tommaso è di madrelingua italiana con scarsa conoscenza dell’inglese sia scritto che orale. Imparerà! Siamo venuti apposta! Indirizzo impostato su Google Maps (il nostro più caro amico qui negli US) ed eccoci alla Guy Phillips. Si presenta subito bene: un edificio ad un solo piano immerso nel verde, con tutti i campi sportivi a disposizione… entriamo e in segreteria incontriamo la preside che ci accoglie calorosamente e informalmente in bermuda e infradito! Un altro mondo, pensiamo! Parliamo con alcuni professori e compiliamo un elenco preferenziale di materie opzionali. Le materie obbligatorie sono infatti cinque: Social Studies (Storia-Scienze Sociali), Language art (Inglese), Science (Scienze), Math (Matematica), Heathful Living (Educazione Fisica). Poi ogni studente deve completare il proprio piano di studi con due materie opzionali annuali o quattro opzionali quadrimestrali o una annuale e due quadrimestrali. Tommaso aveva indicato in ordine di preferenza sette materie e gli sono state assegnate le prime scelte, ottenendo Orchestra (Orchestra d’archi) che è un corso annuale e poi Ceramics and Sculpture (Ceramica e scultura) per il primo quadrimestre e Engineering (Ingegneria) per il secondo quadrimestre. Ed ecco il suo orario a partire dal 29 settembre:

PERIOD 1: 8:20-9:13 SOCIAL STUDIES 7 (Teacher: Gibson, Mei-Yun)
PERIOD 2: 9:16-10:04 ORCHESTRA 7 (Teacher: Daaleman, Elizabeth)
PERIOD 4: 10:07-10:55 LANGUAGE ARTS - GRADE 7 (Teacher: Campbell, Rebecca)
PERIOD 5: 10:58-11:46 SCIENCE-GRADE 7 (Teacher: Grimm, Jillian)
PERIOD 6: 11:49-12:37 LUNCH/PHYSICAL ACTIVITY-7TH (Teacher: Ward-Satterfield, Tomeka)
PERIOD 7: 12:40-1:28 CERAMIC AND SCULPTURE 7 (Teacher: Greene, Angela)
PERIOD 8: 1:31-2:19 COMPACTED MATH 7 (Teacher: Scheib, Thomas)
PERIOD 9: 2:22-3:10 HEALTHFUL LIVING 7 (Teacher: Beyle, Jonathan)



Sono gli studenti a cambiare aula, con tre minuti a disposizione per eventualmente prendere il necessario nei famosi armadietti grigi a combinazione. Non esiste il gruppo classe, ma tante classi per tante materie.
Ogni giorno della settimana, dal lunedì al venerdì è uguale: non si può certo usare la scusa di essersi confusi con l’orario!



I lettori attenti si saranno accorti che manca il terzo periodo… anche noi ce lo siamo chiesto…eppure l’orario di entrata e uscita da scuola coincideva con quello ufficiale… il terzo periodo sarà quello degli annunci? Dell’alza-bandiera? Forse abbiamo visto troppi film e telefilm… In realtà non ci preoccupiamo più di tanto poiché la scuola manda almeno una mail al giorno per comunicare qualunque cosa… se dobbiamo sapere qualcosa ce lo diranno, pensiamo, e ignoriamo la risposta fino al giorno della riunione dei genitori, a scuola iniziata da due settimane! Il periodo mancante è un esperimento che la scuola farà per migliorare le prestazioni degli studenti, ci dicono, che prevede l’inserimento di un’altra materia di rinforzo o potenziamento, che verrà svolta due volte alla settimana in classi di circa 15 alunni, ma per alcuni sarà un rinforzo singolo. Ed eccoci a dover nuovamente scegliere tra un elenco di proposte, tra le più svariate. Ma se è un rinforzo o potenziamento, non dovrebbero essere gli insegnanti a scegliere quale materia far fare a ciascuno? Forse ragiono troppo da insegnante! Unica soluzione far scegliere a Tommaso l’ordine di preferenza e lasciare alla scuola la gestione… sapendo che la decisione non potrà essere contestata e che cambieranno materia aggiuntiva nel secondo quadrimestre. In fondo sono poco più di 30 minuti. Anche qui il primo pensiero è polemico: cosa si risolve in 30 minuti? Ma siamo è giusto pensare positivo e dare una chance alle novità, pertanto ci divertiamo a scegliere tra giardinaggio, scrittura creativa, ideazione di video-giochi, gestione di un budget per prenotare una vacanza in Spagna (occorrerà sapere lo spagnolo? Sembra divertente! Inseriamolo come prima scelta…), scrittura musicale, lettura di un’opera di Shakespeare…
Un paio di settimane e le materie vengono associate ai circa 650 studenti … nel primo quadrimestre Tommy farà scrittura musicale!

E dove prendere i 34 minuti necessari alla nuova materia? Basta rubarne un paio ad ogni lezione ed il gioco è fatto! 

mercoledì 5 ottobre 2016

Da Corso Roma ad Arborgate Circle


Caldo, umidità e stanchezza accompagnano le prime giornate, ma ci tuffiamo subito nell’organizzazione della nostra nuova vita americana. 
Da dove cominciamo? Punto primo trovare casa. 
Certo avevamo già adocchiato alcune proposte immobiliari online, ma occorre prendere appuntamento e visionarle di persona. Vediamo una decina di proposte, ne prendiamo in considerazione due, torniamo per una seconda visita… deciso per 1322 Arborgate Circle, Chapel Hill. 
Molti ci chiedono perché abitiamo a Chapel Hill quando la Duke University si trova a 12 miglia di distanza. La nostra risposta è sempre la stessa: abbiamo due figli e qui si trovano scuole migliori. Per frequentarle occorre essere residenti e, a seconda del quartiere, si è destinati ad una o a un’altra scuola. Poiché ci servivano una scuola media e una superiore abbiamo incrociato le traiettorie e trovato la soluzione migliore per entrambi in un rettangolino di città all’interno del quale cercare casa… ecco perché le possibilità non erano poi così tante e la scelta abbastanza semplice. 
Come sapere  quali sono le scuole migliori? Guardate voi stessi sul sito http://www.greatschools.org/north-carolina e vi renderete conto che le scuole pubbliche (quelle private non potevamo permettercele e non credo sarebbero state meglio di quelle in cui sono adesso i nostri figli) di Chapel Hill sono una specie di isola felice all’interno di una situazione economica-sociale problematica. Sentendoci un po’ snob e un po’ in colpa per avvalorare la tesi che mette in relazione risultati scolastici con contesto sociale e razza degli studenti (il dato è da inserire subito dopo nome e cognome nei moduli di iscrizione alle scuole… non è facile crocettare “caucasico” sapendo qual è il contorno storico e ancora attuale che accompagna questa parola!) optiamo per la Guy Phillips Middle School (voto 9/10) e la East High Chapel Hill School (voto 8/10). 
Dopo più di un mese di scuola possiamo tranquillamente dire: ottima scelta!

A Crazy Family from Saluzzo to Chapel Hill.


Roberto vince per sbaglio una fellowship Marie Curie: il progetto prevede una prima fase di 15 mesi alla Duke University in North Carolina e altri 12 di rientro al il Politecnico di Torino. Ecco come comincia l’avventura!

Partiamo il 5 agosto da Torino destinazione Washington, che si trova a circa quattro ore di auto da Chapel Hill. Avevamo acquistato a febbraio il biglietto aereo più conveniente…per la prima volta nella nostra vita è un biglietto di sola andata…e prenotato un’auto a noleggio enorme immaginandoci carichi di valigie… arriviamo invece a Washington con una sola valigia a testa. 







Seguendo la filosofia che "tutto non si può portare quindi tanto vale viaggiare leggeri" ci godiamo comunque il viaggio su un SUV enorme, iniziando a capire che qui negli States tutto è più grande!