Il 27 agosto ricevo una
telefonata da un’operatrice del distretto che mi annuncia che, per un disguido,
hanno avuto molto da fare, si sono dimenticati di somministrare il test di
ingresso a Tommaso. “C’è infatti un programma per stranieri alla Culbreth Middle
School…”, inizia a spiegarmi la signorina, “nel caso il livello di inglese non
fosse sufficiente per poter frequentare un corso normale…”. Non la lascio
nemmeno finire e, complice la stanchezza, le scarico addosso le tensioni
accumulate: “ …abbiamo corrisposto via mail con voi per mesi, mio marito è
venuto personalmente a maggio, la settimana scorsa siamo passati al distretto
due volte per compilare definitivamente i vari moduli, dichiarando tra l’altro mille volte che Tommaso era di madrelingua italiana e che possedeva scarsa conoscenza della
lingua inglese, lo avete assegnato alla Phillips Middle school in base alla nostra
abitazione, che ormai abbiamo affittato fino a luglio, siamo stati alla scuola
per incontrare la preside ed alcuni insegnanti che, gentilissimi, ci hanno accolto calorosamente, Tommaso ha già scelto le
materie opzionali, tra cui orchestra, per tanto abbiamo noleggiato un
violoncello…e adesso, a due giorni dall’inizio della scuola, dovrei dire a mio
figlio che cambierà scuola ancora prima di cominciare?”. Possibile che vi siate dimenticati di parlarcene per sei mesi...? Ed ecco che mi viene
in mente di fare una domanda fondamentale: “Is it compulsory?” (traduzione
libera: sono obbligata ad accettare questo stupido programma?) “Era solo una
proposta”, mi risponde appena le lascio l’occasione e, aggiunge, che toccava a
noi scegliere, ma il frequentare una scuola (a 45 minuti d’auto!) con un
programma per stranieri lo avrebbe facilitato nell’apprendere la lingua (“Quale
lingua?”, volevo chiederle, “Se avessi voluto che imparasse il cinese, saremmo
andati in Cina!”) e che dopo un anno
sarebbe stato inserito nelle classi normali…(ma io ho solo un anno!!!).
Dopo circa quaranta minuti di discussioni pseudo
pedagogiche prendo un appuntamento per il giorno successivo: in ogni caso il
test deve farlo.
Arrivati al distretto, preparo psicologicamente Tommaso ad una sconfitta certa e lo affido ad un
esaminatore che non ci mette per nulla a nostro agio: si
prenderà cura di lui per circa tre ore, somministrandogli un test di inglese e
uno di matematica. Tommaso ne esce distrutto perché si aspettava una delusione
per la parte di inglese, ma contava di far bene nella parte di matematica… “Cosa
è capitato?”, gli chiedo. “La prima parte è andata bene, poi però mi ha chiesto
di risolvere dei problemi solo leggendomi il testo…io non capivo cosa mi
diceva… “Non preoccuparti Tommaso, come
ti ha detto la preside della Guy Phillips, non è un problema che non parli
inglese adesso, imparerai in fretta!”, lo rassicuro.
Firmo un modulo con il quale accettiamo che i
risultati di Tommaso ai test nazionali svolti durante l’anno (tipo il nostro
Invalsi) non valgano per la media nazionale e ci lasciano andare… a festeggiare la stupidità umana con una cena fuori (se avete una delusione da superare e siete da queste parti vi
consigliamo il ristorante messicano Tacos Gonzo e Tequila, con noi ha
funzionato!).
La scorsa settimana hanno finalmente somministrato il famoso test
nazionale di matematica ed in un paio di giorni sono arrivati i risultati
(pubblici, non segreti come in Italia!): il professore di Tommaso era esaltatissimo
perché finalmente un suo alunno (indovinate chi?) aveva preso
100… si apre la porta dell’aula e una signorina gli comunica che la valutazione
dell’alunno straniero Tommaso Revelli non verrà inserita nelle statistiche…Mr Shelby è fuori di sé e, disperato, afferma: “We (noi americani) are so silly!”.
Noi (famiglia italiana ro.da.re.to) abbiamo riso.
Morale: USA-Italia: 0-1!
(to be continued...)
2 commenti:
...grande Tommy!!!!
Ma vieni!!!
Bravoooooooo!!!
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