martedì 25 luglio 2017

L'ultimo miglio

Inizio di giugno. Incominciano i preparativi per il rientro perché entro la fine del mese ci scade il contratto di affitto e dobbiamo liberare l’appartamento. Abbiamo appuntamento con l’impresa di pulizie per il “carpet cleaning” obbligatorio, in vista della restituzione della caparra, il 30 alle 9.30 del mattino, pertanto il 29 ci trasferiremo nuovamente dal nostro amico per un paio di giorni prima di volare sull’altra costa per un’ultima vacanza americana. Tutto pianificato sulla carta: tre notti a Durham, viaggio dal 3 al 21 luglio, ancora cinque notti a Durham, auto-van a noleggio il 26 mattina per trasferirci a Washington ed imbarcarci in serata, arrivo in Italia il 27. Tutto fila in teoria, ma la pratica è un’altra cosa.

Appartamento completamente vuoto entro la fine del mese. Da che parte cominciare? Dai mobili che non ci servono particolarmente…già, ma vista la filosofia zen che ci ha accompagnato in quest’avventura, non abbiamo troppi fronzoli: tavolo della cucina indispensabile, letti indispensabili, divano e tavolini non indispensabili ma graditi per almeno ancora quindici giorni… forse è meglio aspettare che i ragazzi abbiano finito scuola per permettergli di concentrarsi con gli esami.

Ci piacerebbe provare l’esperienza di un “garage sale” o “yard sale”, così comuni negli Usa, ma non siamo sicuri che nel complesso si possa fare e comunque non abbiamo un sabato a disposizione alla fine del mese (che finisce di venerdi!).

Decidiamo di cominciare ad inserire alcuni articoli su un sito di vendite online chiamato Craiglist un sabato sera, dopo averci lavorato tutto il pomeriggio tra scrivere gli annunci, creare i link, fare le foto, stabilire i prezzi. Stremati ci godiamo il divano, visto che non lo abbiamo ancora venduto, per la visione di un bel film in famiglia. Prima di andare a dormire controlliamo la posta elettronica: abbiamo già un’offerta per le sedie del patio, senza il tavolo, per 20 dollari in meno rispetto al set completo. Verrebbero il mattino seguente a ritirarle. Da non crederci! Eppure abbiamo scritto che erano disponibili a partire dal 20 giugno. Capiamo subito che “qui” e “ora” sono le parole chiave della vendita e che se qualcuno è interessato a qualcosa bisogna cogliere l’occasione. Accettiamo l’offerta ed iniziano “le danze”: domenica mattina arriva un ragazzo e quasi senza dire una parola prende le sedie, paga e se ne va.

Molti rispondono agli annunci, alcuni spariscono dopo un semplice “Is it still available?”, altri provano a mercanteggiare a volte al limite del ridicolo. Un paio di catene di Sant’Antonio e truffe online (anche in America non ne sembrano immuni!) e qualche “caso umano”, ma con un po’ di pazienza portiamo a termine l’impresa.

Pezzo per pezzo l’appartamento inizia a svuotarsi, mentre accumuliamo incontri e pezzi di mondo. Una mamma single compra i letti di Rebecca e Tommaso per i suoi due figli adolescenti che sono un po’ stretti nei lettini singoli, ma non ha fretta e li ritirerà il 29. Fantastico.

Una gentilissima coppia Messico-Honduras con due bellissime bambine dai capelli più neri che io abbia mai visto, è interessata al tavolo da pranzo, ma si trasferiranno solo a fine mese. Per noi è l’ideale. Ci lasciano una caparra anche se non richiesta e la signora si offre di lavare i bicchieri con i quali ho offerto del succo di arancia alle figlie. Il marito parla quasi solamente in spagnolo anche se vivono qui da più di dieci anni e gli brillano gli occhi quando diciamo che il Messico ci è rimasto nel cuore.

Un papà si presenta a ritirare uno scaffale con il figlio maggiore di otto anni, il secondo è in arrivo. Quando esce, Roberto mi chiede: “Hai visto cosa aveva sotto la giacca?”. Intenta a chiacchierare con il ragazzino non avevo notato la pistola! Aiuto! Fortuna che non ha contrattato sul prezzo…

Una ragazza ritira lo stendibiancheria…le regalo mollette e cesto per la biancheria.

Una vicina di casa viene a salutarci e ci dice che è interessata alla TV. Lei ne ha una vecchia e piccola che usa per dare lezioni di italiano e per guardare “Don Matteo”. E’ abbonata alla Rai!!! Quando era giovane e hippy, era partita per l’Italia dove aveva vissuto un paio di anni lavorando e studiando la lingua. Rientrata negli Stati Uniti aveva coltivato la passione per l’italiano, laureandosi e ottenendo un posto all’Università nel dipartimento di lingue straniere. Unica americana fra professori italiani, ha dovuto versare sangue leggendo i classici. Ma torniamo alla televisione. Vuole metterla su un tavolino con le ruote, che io ho visto quando sono stata a casa sua per un caffè, e non è certa delle dimensioni. Centimetri e pollici non la convincono. Roberto decide di tagliare la testa al toro e le propone di portare la televisione nel suo appartamento per verificare di persona. Non sapeva in quale guaio si stava cacciando. Passeremo le tre ore successive nel suo salotto. “Roberto, sei sicuro che togliendo il cavo dalla vecchia TV io non perda le puntate registrate di Don Matteo?” Invano Roberto le spiega che “don Matteo” non è nella televisione, ma nel decoder e nel servizio di registrazione offerto dalla tv via cavo. Meglio chiamare l’operatore e accertarsi. Sono le sette di sera e, quando sentiamo una voce femminile dall’altro capo del telefono, non credo alle mie orecchie. In viva voce si instaura una bizzarra conversazione che convince la nostra vicina a tentare l’impresa di staccare il filo, ma ancora titubante chiude gli occhi e simpaticamente minaccia Roberto “Non cancellarmi don Matteo!”. Altra telefonata all’operatore per la conformazione del video e collegamento del videoregistratore (e se don Matteo fosse trasmigrato nel VHS?): ha infatti delle vecchie cassette che ogni tanto ama rivedere. Una di queste contiene un video amatoriale di lei che canta in italiano: ovviamente ne guardiamo una parte per verificare che funzioni!!! Morale della favola? Due giorni dopo ci ritroviamo a casa sua per vedere un documentario di Camilla Calamandrei sui prigionieri italiani trasferiti negli Usa durante la Seconda Guerra Mondiale. E’ bello, ben fatto e ci regala un pezzo di storia che non conoscevamo. Un gelato e spuntano vecchie foto dei suoi viaggi in Italia in visita ai parenti di Roma e Monopoli!

Manca una settimana alla fine del mese e le offerte per i tavolini da soggiorno e i divani non sono arrivate a buon fine. Decidiamo di sfoderarli e lavarli in modo da renderli più appetibili e di fare una super offerta per l’acquisto in blocco di tutto il salotto. Piantana in omaggio. Arriva un’offerta e incrociamo le dita. Passiamo l’ispezione e felici aiutiamo gli acquirenti a caricare il tutto su un van a noleggio.

Trovate le differenze!


Ci rimane solo più la scrivania e la sedia (trovata da Tommaso davanti al pattume, quindi il guadagno spetta a lui!). Aggiungiamo la lampada da studio nell’offerta e aspettiamo. Una studentessa sarebbe interessata, ma non ha la macchina e ci chiede se siamo disponibili a portarle a casa gli acquisti. Rilanciamo includendo il prezzo per il trasporto e, roof top abbassato, Galactica si trasforma in “delivery car”. Con diciotto minuti di strada arriviamo davanti ad una casa per studenti in una via laterale a pochi isolati dall’università di Chapel Hill. Una ragazzina che potrebbe essere nostra figlia ci fa entrare e la aiutiamo a trasportare i vari pezzi nella sua camera. Il disordine fatto stanza. Scarpe ovunque. Un letto sfatto. Roberto previdente si era portato la cassetta degli attrezzi e, con spirito paterno, rimonta la scrivania, regola la sedia all’altezza giusta…le auguriamo buona fortuna per gli studi. Entrambi uscendo pensiamo che tra pochi anni quella ragazza sarà Rebecca… siamo contenti di averla aiutata.

Gli ultimi rimasugli finiscono nella zona che noi chiamiamo “il pattume”: in realtà è un’area di libero scambio vicino all’isola ecologica del complesso dove è possibile posizionare ciò che non serve più e che qualcuno sicuramente riutilizzerà. Una sedia e un comodino li abbiamo trovati in questo modo ed ora i nostri ultimi pezzi invenduti e i vestiti di Tommaso e Rebecca diventati piccoli spariscono nel giro di un paio d’ore.

Piatti, bicchieri, posate, pentole inscatolate. Forse serviranno a Roberto. In caso contrario tenterà di vendere tutto in blocco o lo regalerà. Noleggiamo un furgone da Home Depot e trasferiamo dal nostro amico il letto matrimoniale che ci aveva imprestato ad inizio anno.


Rimangono i vestiti. Siamo partiti dall’Italia un anno fa con quattro valigie, quattro trolley e quattro personal items. Dobbiamo tornare a Saluzzo con quattro valigie, quattro trolley e quattro personal items. Sembra un’impresa impossibile nonostante abbiamo già sfruttato il bagaglio da stiva degli amici che sono venuti a trovarci, spedendo in Italia vestiti e scarpe invernali, libri, “ceramiche” di Tommaso, decorazioni natalizie…


Guardo e riguardo nei vari closet e mi sembra che più roba infilo nelle valigie, più se ne riformi su ripiani e cassetti. “Stuff”, direbbero gli americani, con una parola inflazionata che va bene per oggetti e sentimenti, e che si addice a questo momento in cui tutto sembra traboccare.

Quello che serve per il viaggio sulla costa Ovest nei trolley, quello che serve in questi ultimi giorni in borse di carta, quello che sicuramente andrà in Italia nelle valigie… ci sono stati preparativi più semplici!

In ogni caso tutto è stato trasferito a casa del nostro gentil ospite. A vacanze terminate ci penseremo. Far West stiamo arrivando!




25 luglio. Domani si parte. Valigie pronte. Trolley pronti. Personal items pronti. Un po’ di “stuff” è rimasto qui…non ci entrava più. Ci penserà Roberto a novembre. Ci godiamo un’ultima cena americana con i nostri amici e, visto che non ci piacciono gli addii, ci autoconvinciamo sia un arrivederci.

See you soon, American friends.

A domani, amici italiani.

sabato 17 giugno 2017

Dallo Spaghetti Day al Flip Flop Day

9 giugno.Vado ad aspettare Tommy alla fermata del bus. E' l'ultimo giorno di scuola, l'ultima volta che lo vedrò scendere dal famoso bus giallo. Eppure sembra ieri che, proprio qui, davanti all'entrata del nostro complesso, guardavo in continuazione l'ora sul cellulare ripetendomi come un mantra "Fa che sia salito sul pulmino giusto e che sappia dove scendere!". Era il 29 agosto. Una vita fa. 

Dallo sconforto iniziale, alla tristezza dei saluti...passando per giorni buoni e altri meno, come sempre in ogni avventura.
Ogni giorno però è speciale. E se questo vale non solo per gli US, qui sembra che la necessità di trovare una motivazione per celebrare sempre qualcosa di diverso, faccia parte del loro DNA.
Una professoressa di Rebecca scriveva alla lavagna, prima di cominciare la lezione, quale era il "Day of the Year" ed abbiamo scoperto lo "Spaghetti Day", il  "Fry Day" (hanno cucinato e mangiato i donuts), il "Beach Day"(vestiti da piscina, alcuni anche con i braccioli, hanno fatto i gavettoni), il Cheese Lovers Day, il Disk Jockey Day, il Pickle Day... 
Il 2 febbraio le news hanno invece  dedicato numerosi servizi al Groundhog Day, il giorno della marmotta. Questa data è famosa in tutto il mondo per il film "Ricomincio da capo" del 1993, in cui il protagonista, interpretato da Bill Murray, rivive sempre lo stesso giorno; un due febbraio ripetuto all'infinito che ha come 'refrain' quotidiano una sveglia che annuncia il giorno della marmotta.
A Punxsutawney, in Pennsylvania, non lontano da qui, la tradizione si ripete dal 1887 e da allora Phil, la marmotta meteorologa più famosa del mondo, ha previsto per la maggior parte dei casi che la primavera poteva ancora attendere. Proprio come è accaduto quest'anno!

Alcune volte è stata la data a fornire lo spunto per una giornata speciale. Abbiamo avuto il Mole Day, di cui vi ha già raccontato Rebecca, e il Pi Day (il 3 marzo, scrivendo la data all'americana, con prima il mese e poi il giorno, si ottiene 3/14, il giorno del Pi greco).

Ovviamente ci sono state giornate legate allo sport: il Team Day, lo Sport Day...
Altre volte sono state tematiche sociali a creare le premesse per un "something day" ed ecco che abbiamo ricevuto una mail dal "principal" per annunciarci che il giorno seguente sarebbe stato il Cancer Awareness Day, l'Anty Bullying Day, l'International Day for the Elimination of Violence against Women, il Gay Day.
Nella maggior parte dei casi veniva proposto di indossare una maglietta di un determinato colore per sostenere la causa. Fin qui abbastanza semplice.
Più impegnative sono state invece le giornate che richiedevano un vero e proprio travestimento. Nessuno era obbligato, ovviamente, e Rebecca e Tommaso vi hanno partecipato raramente, ma si sono divertiti ad osservare compagni e professori vestiti a tema per il Twin Day, il Cowboy Day...
 Le insegnanti di Tommaso di Social Studies e Language Arts facevano spesso coppia. Per il Twin Day (giorno dei gemelli), hanno indossato una maglietta rossa con un cartello che diceva Thing 1 e Thing 2, come quelle che abbiamo visto agli Universal di Orlando, ispirate ai personaggi del libro "The Cat in the Hat", mentre un pom-pom azzurro della UNC usato come parrucca completava il travestimento. Purtroppo non abbiamo una foto, ma Tommaso ci ha assicurato che vederle fare lezione tutto il giorno vestite così, è stato uno spettacolo!


Per il Twin Day si è travestita anche Rebecca, in coppia con la sua migliore amica, indossando una semplice maglia grigia, un paio di occhiali color "teal" e facendosi una treccia.

 
Tommaso ha giocato facile per il Falcon Day, il giorno che festeggiava la Guy Phillips, indossando la felpa ufficiale della scuola.

Semplice è stato anche "vestirsi eleganti" per la cerimonia del "Red Carpet", giorno in cui gli studenti più meritevoli ricevevano dei riconoscimenti in una festa in auditorium, che prevedeva anche alcune esibizioni speciali e la visione dei documentari creati per un progetto di scienze. Tommaso ha suonato in coppia con il suo migliore amico: un duetto elegantissimo violoncello-contrabbasso sulle note di "Marche Militaire".
 Tra i professori, la più elegante è stata, secondo Tommaso, l'insegnante di Social Studies, che ha indossato un bellissimo vestito di seta rosso lungo fino ai piedi di foggia asiatica e scarpe con il tacco alto. Il professore di matematica ha invece indossato una delle sue solite camicie a manica corta dalle fantasie improponibili, aggiungendoci però una cravatta. Le sue camicie sono talmente parte del personaggio che i colleghi hanno istituito, quest'anno, il "Mr. Sheib Day", in cui tutti, professori ed alunni, per un giorno, hanno imitato il suo stile-non stile!

Per il "Seniors Wearing College Shirts Day" i ragazzi dell'ultimo anno della High School di Rebecca hanno invece indossato la maglietta del College che frequenteranno il prossimo anno.

Cosa indossano gli studenti americani quando non vi è un abbigliamento previsto da qualche "something day"? Il "casual totalmente a caso" va per la maggiore, con shorts e bermuda quasi tutto l'anno. Noi in Italia continuiamo a chiederci se vietare o meno gli shorts a scuola in nome del decoro. Qui non abbiamo avuto sentori di "bullismo da moda", fenomeno che invece sta dilagando nelle nostre classi. Credo ci sia modo e modo di indossare gli shorts...e che questa volta gli americani abbiano vinto.

In conclusione ognuno di noi ha scelto un "Something Day" preferito.
Tommaso: 16 gennaio - Nothing Day
Rebecca: 21 giugno - World Music Day (al secondo posto lo Sleep Day - 3 gennaio)
Daniela: 9 febbraio - Pizza Day
Roberto: 22 febbraio - Margarita Day

Ieri, 16 giugno, era il Flip Flop Day. Noi abbiamo celebrato togliendoci le infradito e tuffandoci in piscina...voi?

domenica 4 giugno 2017

Dal Bubbling allo Scantron

Mercoledì 31 maggio. Esempio di classica conversazione a cena.
Tommaso: "Ho scoperto che il test finale di matematica, domani, sarà un bubbling!"
Rebecca: "Davvero? Il mio invece è stato uno scantron."
Io e Roberto ci guardiamo, assolutamente convinti che la situazione ci stia sfuggendo di mano.
Mi immagino una bella nuvoletta all'interno della quale dover scrivere il risultato, Roberto sicuramente più pratico e scientifico, con sguardo tra il perso e il divertito, chiede spiegazioni. 



Premessa.
In questi giorni, negli Stati Uniti, gli studenti di ogni ordine e grado affrontano gli esami finali. Non sono previsti esami al termine di ogni ciclo (il nostro esame di terza media o quinta superiore), ma ogni anno devono certificare di aver superato determinati corsi per poter accedere a quelli più avanzati l'anno successivo. Ovviamente hanno sigle diverse (per confondermi) e valenze diverse (sempre per confondermi). Tutto il curriculum, già dalla Middle School, è impostato in vista delle domande di ammissione ai College. Alcuni corsi valgono di più, altri sono comunque apprezzati dalle università...
Ai non addetti ai lavori sembra di essere su un altro pianeta, non solo in un altro continente... 

A quanto ho capito, i risultati degli esami di Tommaso (EOG) non faranno media con i risultati ottenuti durante l'anno, mentre per quelli di Rebecca (EOC e NCFE) varranno per il 25%. Documentandomi sul sito apposito, pare che i risultati degli studenti servano anche per una valutazione degli insegnanti...idea che qualche ministro italiano dell'istruzione copierebbe volentieri, purtroppo!

Tommaso ha già svolto ingegneria ed affronterà matematica ed inglese questa settimana e concluderà con scienze e studi sociali la prossima. Per orchestra il concerto finale. Per ginnastica prove attitudinali tutto l'anno: una l'abbiamo definita "Il grande miglio", contenti quando è stata superata da Tommy al secondo tentativo! L'aspetto positivo delle valutazioni di ginnastica è che non ci sono degli standard comuni da rispettare, ma ciascuno deve migliorare le proprie prestazioni in base al proprio fisico. Ovviamente ci sono dei calcoli complicatissimi. Li abbiamo tralasciati festeggiando i 7 minuti e 4 secondi impiegati da Tommaso... e il fatto di non dover più correre sotto al sole cocente delle due del pomeriggio!


Ma torniamo al bubbling e alla prova di matematica.
Ad ogni quesito seguono cinque possibili risposte. Lo studente fa i debiti ragionamenti (o si affida alla fortuna) e sceglie una risposta. Fin qui tutto bene. Il problema è che non basta una crocetta vicino a quella che si ritiene corretta, occorre inserire il dato in una griglia. Perchè complicarsi la vita in questo modo? Semplice, la correzione, a questo punto, viene fatta da una specie di scanner che non solo è imparziale, ma anche più veloce. 
Allego una foto della pagina esplicativa, lasciando agli interessati il piacere di scoprire il meccanismo dei "pallini anneriti".


Io ringrazio che la mia parte in tutta questa faccenda sia solo preparare un pasto sostanzioso che compensi le energie perse: il tempo a disposizione degli alunni per completare il test è infatti di 4 ore! E se finiscono prima? Devono rimanere in aula fino a quando tutti hanno consegnato, seduti nel banco, schiena dritta, in silenzio, sguardo davanti a loro (Tommaso dice che potrebbe disegnare ad occhi chiusi la forma del cranio del compagno che era seduto davanti al lui...dopo ore passate a fissarlo!).
Non possono portarsi da mangiare o da bere.

Rebecca è più fortunata: se finisce prima dello scadere del tempo, può:
a. Dormire sul banco; è autorizzata a portarsi un cuscino per essere più comoda. Divertentissimo vedere i ragazzi alla fermata del bus con cuscino e copertina di Linus sotto al braccio...
b. Leggere un libro cartaceo, non sono infatti ammessi computer, cellulari o libri digitali. Stamattina ha "arraffato" la versione cartacea di Wonder che uso per il mio Book Club di giugno perchè non è ancora sufficientemente americanizzata... per portarsi il cuscino!
c. Bere acqua (non sono ammesse altre bevande).
Anche per lei prove in tutte le materie tranne orchestra. Niente bubbling però. Proprio adesso che sapevamo cos'era! Alleghiamo anche foto del suo "scantron"...
Scopriremo a breve, in amene conversazioni serali, le modalità delle altre prove. Per ora un "in bocca al lupo" a Rebecca e Tommaso.
E "in bocca al lupo" a tutti gli studenti che affronteranno l'esame di licenza media (un pensiero particolare alla III C e III E di Saluzzo, ovviamente!) e di maturità (forza ex-alunni!). 
Buon meritato riposo anche a tutte le famiglie... 
P.S. Per dovere di cronaca: venerdì Tommaso ha passato quattro ore a fissare il cranio del compagno davanti a lui poichè non gli hanno fatto svolgere la prova di inglese, in quanto straniero (se vi ricordate, era il patto per iscriverlo in una classe "normale": niente classe speciale anche se non aveva passato il test al distretto, ma la sua prova di inglese non sarebbe andata a rovinare la media della scuola!). Forse una valutazione a fine anno e non all'inizio, sarebbe stata una buona idea...
Tommaso ha chiesto di svolgerla comunque, anche se non sarebbe stata valutata...giusto per passare il tempo. Niente da fare. Gli hanno offerto come alternativa di andare a giocare a Uno con la "lunch-lady" in "cafeteria"... si è rifiutato ed ha fissato il cranio!

giovedì 25 maggio 2017

Dalla pasta agli hamburger

A parte la Juventus (yes!) e Berlusconi (sigh!), il cibo e la cucina italiana sono gli argomenti sui quali occorre essere preparati nel momento in cui si affronta una conversazione di primo livello (quella che inizia con "Where are you from?", tanto per capirci) in giro per il mondo e, secondo la mia esperienza, qui negli US. Ma che dire della cucina americana? E' possibile andare oltre lo stereotipo del fast food e dell'Alfredo Sauce?
Durante una cena con amici americani ho sostenuto che ci sono parecchi cibi che ho apprezzato in questi mesi e che mi mancheranno quando tornerò in Italia. "Really?", mi ha risposto una carissima amica. Ecco da dove è nata l'idea di questo post. 

Ho letto da qualche parte che la cucina americana in realtà non esiste, ma è un misto rivisitato di tutte le culture (compresa quella italiana) che hanno contribuito e contribuiscono a plasmare questo paese. Fare paragoni è un'inutile perdita di tempo ed è sempre meglio esaltare le differenze piuttosto che combatterle: come tutte le cucine che ho provato in giro per il mondo, anche quella americana mi ha riservato diverse gradevoli sorprese.

Ho deciso allora per un elenco di cibi e piatti che sono stati per me una piacevole scoperta in questi mesi. Sono in ordine alfabetico, in modo da lasciare da parte i pruriti degli amanti delle classifiche a tutti i costi:
  • Avocado: sarà la vicinanza con il Messico da dove arrivano, ma gli avocado sono veramente fantastici. Sempre maturi, morbidi e gustosi, consentono di preparare un guacamole spettacolare. O anche solo in insalata con olio e sale. O semplicemente pelati e tagliati a spicchi. Assaggiandoli qui ho capito che non avevo mai mangiato un vero avocado: ne approfitterò finchè posso.
Guacamole in stile Halloween
  • Key Lime Pie: chi è fan di Clint Eastwood e del film "Million Dollar Baby" non può non apprezzare il riferimento a questo monumento della cucina statunitense. Fatta con succo di lime, tuorli d'uovo, meringa o panna, burro, zucchero e latte condensato, è, dal 2006, il dolce ufficiale dello stato della Florida!
  • Hamburgers: con i buns (panini rotondi) e i patties (la pressata di carne di bovino o di bisonte) giusti, non hanno nulla a che spartire con gli hamburger dei fast food che riempiono la nostra fantasia. Aggiungete una fetta di pomodoro, insalata, cipolle caramellate e mostarda e (se proprio volete esagerare) una sbriciolata di blue cheese (una specie di gorgonzola duro). Li preferisco, ovviamente, "rare" (al sangue); leggete "Il club degli angeli" di Luis F. Verissimo, se avete dubbi in proposito. Perfetti se accompagnati da una birra, rigorosamente IPA. I migliori? Five Guys se volete lo stile fast food, Geer Street Garden per chi ha maggiori pretese e vuole concludere con una fetta di Key Lime Pie.

  • Noci della California: vendute in pacchetti già sgusciate, sono un disastro per chi è dipendente dallo spiluzzico fuori pasto: troppo comodo infilare la mano nella busta e prenderne una manciata. Deliziose con yoghurt greco e sciroppo d'acero (vedi sotto).
  • IPA: durante un viaggio in Irlanda avevo giurato che avrei bevuto solo più Guinness. Fortunatamente quasi tutti i miei giuramenti hanno avuto vita brevissima (tipo i buoni propositi del primo dell'anno, tanto per capirci) e dopo la birra trappista (giuramento come sopra) ho avuto un'illuminazione con le Indian Pale Hale, possibilmente nella versione American, con "tenore alcolico più alto e una luppolatura più pronunciata, evidente sia in fatto di amertume (francese, significa Amarezza) che di aroma, grazie all'impiego di nuove varietà di luppoli coltivate in America" (Wikipedia!). Più amare sono, meglio è!
28 febbraio 2017: pronto per il Super Bowl
  • Pancakes: la colazione perfetta per la domenica mattina non può non contemplare una mezza dozzina di pancakes. Da Gughlupf, Mad Hatter o cucinati in casa (la ricetta di Giallo Zafferano è quella che preferisco) impilati su un piatto e generosamente innaffiati di sciroppo d'acero, sono una bomba in tutti i sensi. Si vive una volta sola e tanto vale approfittarne. 
Da non credersi, ma questi pancakes li ho cucinati io!

  • Sumo Oranges: un giorno da Whole Food abbiamo visto un ragazzo avventarsi su un banco di frutta che da lontano assomigliava terribilmente ad un mucchio di... arance. Incuriositi ci siamo avvicinati e ci ha spiegato che erano una varietà Californiana disponibile solo per pochissimo tempo. "Le aspetto tutto l'anno e anche se sono care non riesco a resistere". Che dire? Ovviamente abbiamo provato e il risultato è stato semplicemente divino. Buone perchè rare? Buone perchè care? Buone e basta? Si sbucciano facilmente come dei mandarini e sono dolcissime... 
  • Tortillas: nulla a che vedere con quelle "industriali" che si trovano nei supermercati italiani: generalmente più piccole, sottili e morbide, sono una delizia arrotolate con carne di pollo, peperoni, cipolle, fagioli, riso e guacamole. Una tortillas perfetta. 

  • Bagel: introdotti negli USA dagli immigrati polacchi, sono ciambelle toroidali e possono essere "plain" o ricoperte da semi di sesamo o altre decorazioni. Esiste un apposito attrezzo per tagliarle a metà in modo da spalmarci una crema di formaggio morbida, dopo averli riscaldati in un tostapane. Un must da Starbucks o nelle colazioni nei motel lungo le interminabili Interstates.
  • Banana Bonanza Bread: la mia colazione preferita a casa. Il banana bread è presente da oltre un secolo nella cucina americana: è una specie di plumcake morbido e dal gusto inconfondibile di banana. Il Bonanza è la molla che ha fatto scattare la prima curiosità da Trader's Joe ed è stato amore a prima vista. A parte il sottoscritto, il Banana Bread è è molto apprezzata dai vegani ma "well, nobody's perfect".

  • Maple Syrup: sui pancakes lo sciroppo d'acero è qualcosa di semplicemente divino. Prendete una pila di questa specie di frittelle, dalla consistenza spugnosa, mettete una punta di burro tra una e l'altra e cospargete il tutto di sciroppo d'acero. Appiccicarsi le dita e d'obbligo ma la soddisfazione è al massimo. Se proprio si vuole esagerare: panna e fragole o frutti di bosco in cima al mucchio.
  • Drip coffee: sì, proprio lui: quello dei bicchieroni da passeggio, onnipresente nei telefilm polizieschi. Il mio preferito e quello della Perkins Library (Duke University), con una spruzzata di latte, un pizzico di cannella e noce moscata. Dà soddisfazione girare per il campus con questo bicchiere tra le mani o semplicemente lasciarlo sulla scrivania e prenderne un sorso ogni tanto. Mi hanno detto che gli americani apprezzano gli italiani che bevono questo caffè perchè lo vedono come un segno di rispetto nei confronti della loro cultura. Non so se sia vero; a me piace e continuo a berlo proprio perchè non è un caffè espresso. Insieme all'hamburger è forse la cosa che mi mancherà di più. 
  • Cheese Danish: dopo aver fatto il giro del mondo, atterra regolarmente nel mio piatto: una tortina stile viennoise a strati, rotonda con una crema dolce al formaggio come ripieno. E' sempre un dramma da Gughlupf: cheese Danish o pancakes?


to be continued? Sicuramente sì! Questo è l'unico post che non intendo finire con un punto...

Just in case: la nostra dispensa.

lunedì 15 maggio 2017

From Italy with love

Quando alcuni mesi fa mi hanno chiesto di fare una presentazione sull’Italia alla Duke International House, ho accettato volentieri. Avrei scoperto a breve in quale guaio mi ero cacciata! L’Italia è “tanta” in tutti i sensi. Ed io avevo solo cinquanta minuti. L’Italia è complessa e complicata. Ed io non avevo risposte. L’Italia è un’icona mondiale. Ed io non mi sentivo adeguata.

Con Roberto abbiamo letto, scoperto, discusso e imparato tanto. Abbiamo raccontato la nostra Italia partendo da Saluzzo, fieri di essere cittadini di questa meravigliosa città. La lontananza regala nuove prospettive, mitiga le asperità, rende speciale l’ordinario e ci fa innamorare di nuovo di “casa” nostra.

Impossibile non iniziare con Saluzzo

Diapositiva dopo diapositiva abbiamo raccontato dove si trova la nostra nazione, quanto è piccola sulla mappa fisica, ma centrale nella storia dell’umanità. Arte e storia si intrecciano fin dai tempi più antichi per giungere fino ai giorni nostri con un bagaglio culturale così ricco da far invidia al mondo intero. L’Italia è la nazione con il maggior numero di siti Unesco (51 riconosciuti), luogo di origine della civiltà occidentale, culla del Rinascimento, patria del Cristianesimo. Nazione giovane che ha vissuto anni bui da non dimenticare per non incorrere negli stessi errori.

Luogo dai mille scenari che regala emozioni sempre nuove anche a chi vi abita da sempre. Come la vista del Monviso imbiancato in una giornata serena tornando a Saluzzo dopo tanto tempo…

Un’Italia da vivere più che da visitare, per capirne i lati più segreti. Quelli più veri. Un incontro con la gente che, da nord a sud, costruisce pezzo dopo pezzo il puzzle che racchiude l’anima di una nazione non ancora così unita. Abbiamo ancora molta strada da fare. Le differenze sono una ricchezza, non una barriera. Dialetti, tradizioni, cibi e sentimenti da valorizzare, non da omologare.

Se il marchio “Made in Italy” significa da sempre buon gusto e alta qualità, tante le sfide che l’economia deve ancora affrontare. I numeri parlano chiaro. Debito pubblico, disoccupazione, corruzione e mafia. Investire sull’educazione mi sembrerebbe l’unica soluzione. Purtroppo non tutti la pensano come me.

In un discorso universale di rispetto per l’ambiente e per l’umanità, partendo dall’educazione degli italiani a essere cittadini del mondo, forse potremmo anche dare alcune risposte alle emergenze attuali. Un’immagine fra tante: barconi zeppi di migranti che spinti dal disperato bisogno di vivere approdano sulle nostre bellissime coste. Anche per loro l’Italia deve profumare di casa.

Quando all’estero ci chiedono da dove veniamo, definiamo Saluzzo una cittadina del nord-ovest dell’Italia. Vicino a Torino. “Torino…Juventus” è sempre la risposta. Anche lo sport può unire. Speriamo.  

Seguono le diapositive che hanno accompagnato queste riflessioni. Abbiamo "rubato" le immagini da Internet: spero che nessuno se ne abbia a male. Le due slides che non si vedono sono in realtà due parti di filmato che ho proiettato (ecco i link: Pavarotti 2:14-3:06 e Marco in the Box 1:10-3:06 )



Concludo non rispondendo alla domanda che spesso ci viene rivolta: “Ti trasferiresti negli Stati Uniti?” L’Italia è l’Italia. Gli Stati Uniti sono gli Stati Uniti. Non chiedetemi un confronto. Casa è dove giorno per giorno insegui il sogno della vita. Saluzzo è sempre stata la mia casa. Qui a Chapel Hill mi sono sentita a casa. Il futuro mi regalerà altre case, forse…