giovedì 23 febbraio 2017

Dal Bodoni alla East

Almeno una volta al giorno qualcuno mi chiede quali siano le differenze tra la scuola italiana e quella americana, quale sia la più difficile e quale la migliore. Tante le differenze, impossibile esprimere un giudizio. Provo a raccontarvi...



Iniziamo le lezioni alle 8.45, ma il mio bus arriva a scuola alle 8.20 quindi, quasi tutti i giorni, dopo essere passate dai nostri armadietti, io e Iris, un'amica che prende il mio stesso bus, il 211, andiamo in biblioteca a chiacchierare, studiare o finire i compiti. Lei spesso mangia colazione: waffles o pancakes o tortine di riso soffiato, che però il più delle volte non le piacciono e finiscono nel bidone dell'immondizia.



8:45-9.35: Orchestra

Il nostro insegnante è Mr. Elleffsen, il perfetto stereotipo americano che arriva tutte le mattine con il caffè dello Starbucks e si siede alla sua scrivania in un'aula enorme tappezzata di foto, cartelloni e striscioni. L’orchestra è composta da 24 violini, 8 viole, 11 violoncelli e 4 contrabbassi. Non devo portarmi il violoncello da casa perchè possiamo utilizzare gli strumenti della scuola disposti sulla rastrelliera: è sicuramente molto comodo.


La cosa più divertente della lezione è quando pronunciano i termini italiani, che non vengono tradotti, ma storpiati dall'accento americano: "viola da gamba" e "fortissimo" sono i miei preferiti. Aggiungono inoltre la "ing" a tutte le parole per trasformarle in verbi: eseguite da battuta 12 a 15 "pizzicatoing"... fate il finale in "crescendoing" e così via...


Dopo una prima fase di riscaldamento, proviamo i pezzi per i vari concerti. Ne abbiamo già fatti due ed il prossimo sarà il 14 marzo.

Ovviamente abbiamo una divisa rigorosissima: vestito nero lungo per le ragazze e "da pinguino" con tanto di gilè, per i ragazzi!



Il problema di questo periodo sono però le "Challenge". Da quando Mr. E. ci ha detto che se non eravamo contenti del nostro posto in orchestra potevamo sfidare il nostro vicino a colpi di note, si è scatenato il putiferio. Tutti che sfidano tutti, molti arrabbiati, alcuni che preoccupati iniziano a guardare male il compagno seduto vicino a loro, altri che, per paura di perdere, cedono direttamente il posto allo sfidante. Una violoncellista, che era seduta nell'ultima sedia della nostra sezione, ha iniziato la scalata dicendo che voleva arrivare nella seconda fila...per ora è riuscita a sorpassare 3 dei 5 che la separano dalla sognata posizione! Io sono il primo violoncello quindi non posso sfidare nessuno, fortunatamente, ma solo sperare che nessuno mi sfidi...




9.40-10.30: Civics and Economy

Dopo essere passata dal murales del wild-cat, sceso le scale, attraversato la mensa e tutto il quadrante C praticamente di corsa (ho solo 5 minuti per lo spostamento) inizio la lezione di Civics con Ms Burek chiamata Ms B. (sembra una mania farsi chiamare solo con l'iniziale del cognome). E' una delle materie obbligatorie del secondo anno, il Sophomore Year. Pur non amando particolarmente la storia, ero abbastanza contenta di apprendere la storia americana dal loro punto di vista quando, all'inizio dell’anno, abbiamo studiato la Guerra di Indipendenza, il Tea party, il massacro di Boston… ma dopo appena 3 settimane abbiamo iniziato a studiare la Costituzione, the Bill of Right e come è organizzato il governo degli US. Ad essere sincera, abbastanza noioso.

Sempre pensando più alla pratica che alla teoria, prima delle elezioni presidenziali abbiamo iniziato un progetto che prevedeva la simulazione di una vera elezione: dal dibattito, ai video diffamatori, alla raccolta delle firme per un referendum, all'elezione del "nostro presidente". Il giorno in cui Ms B. ha fatto lo spoglio delle schede man mano postava su "google classroom" gli stati “presi” dai vari candidati, per rivelarci poi alla sera che Brendan era diventato il nostro nuovo presidente! Almeno alla East i democratici hanno vinto!

Siamo poi passati a studiare il sistema giudiziario con ampia analisi di vari casi famosi. Per la frase recitata in tutti i polizieschi: "Ha il diritto a rimanere in silenzio e tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei in tribunale" dovete ringraziare il caso federale Miranda v. Arizona. Se volete invece bruciare una bandiera americana, sappiate che è un vostro diritto secondo il primo emendamento... Pare inoltre fondamentale sapere dove mangiano pranzo i giudici della corte suprema e di che cosa parlano nel frattempo... Mha?!



10.35-11.25: Inglese

L’ora di inglese è di sicuro la più divertente per quanto riguarda i miei compagni. Il sistema scolastico americano permette di scegliere alcune materie opzionali, ma anche il livello di quelle obbligatorie, tipo inglese. Essendo straniera, sono stata inserita ovviamente in una classe non avanzata che ha come programma lo studio della letteratura straniera. Tra tutti l’unica persona americana pare essere il mio professore: Mr. Gillespie, che è bravissimo e affascina tutte le volte che parla. Cerca in tutti i modi di motivarci: una volta ha portato in classe la chitarra e si è messo a cantare, su suo arrangiamento, un sonetto di Shakespeare che stavamo studiando...tutti hanno cominciato a filmarlo con il cellulare ed è scattato l'applauso alla fine.

Per il resto la classe è composta da così tante nazionalità diverse che probabilmente me ne dimenticherò qualcuna. Ci sono cinesi, giapponesi, coreani, indiani ma soprattutto spagnoli, messicani, brasiliani e portoghesi... tanto che è più comune sentire parlare spagnolo che inglese e una professoressa di madrelingua spagnola viene ad aiutare il nostro professore traducendo per chi di inglese proprio non ne vuole sapere. Il corso è veramente facile: non scriviamo quasi mai, leggiamo libri in classe e per ogni capitolo dobbiamo rispondere ad alcune domande. Alla fine di ogni unità, ogni scheda completata conta come voto e quindi aprendo il registro dei miei voti di inglese mi ritrovo molti 100... eppure alcuni dei miei compagni riescono ancora ad avere delle insufficienze perché non capiscono i libri…



11.30-12.25. Fisica

Essendo una delle materie più difficili, la maggior parte degli studenti sono dell’ultimo anno, tranne me e Jesko. In una delle prime lezioni ci siamo per caso trovati seduti vicini io, Jesko, un ragazzo tedesco della mia età, e Laura, una ragazza di 18 anni ungherese. Pensando che essendo tutti e tre europei potessimo comunicare meglio, Ms. White ha così creato l’adesso chiamata "European Part of The Class", con una piccola aggiunta asiatica dopo l’entrata di Zoe, americana, ma originaria del Giappone, nel nostro gruppo. Ogni giorno sono immancabili le domandi di Jesko che, non essendo amante della materia, ha sempre dubbi amletici che la nostra professoressa stenta a capire e ai quali risponde automaticamente: "Non lo so" e lo manda a chiedere al professore che insegna nell'aula comunicante con la nostra. Trovando risposte che di solito non riesce a capire, se ne torna al suo posto brontolando. Gli argomenti del programma vengono solitamente analizzati prima con uno studio teorico, cui seguono gli esperimenti. La frase d'obbligo è: "Ms. White, non abbiamo idea di cosa dobbiamo fare dei dati che abbiamo raccolto..."


12.25-13.10 Lunch

Per il pranzo faccio quasi sempre parte del cosiddetto “Group of the corner”, con Jesko e Zoe ed altri compagni di fisica, occupando l’angolo tra le scale e il quadrante C. Circa una settimana fa abbiamo scoperto un gioco ideato da Google: Google Feud, che ti chiede di completare delle frasi cercando di indovinare quali sono le cose più cercate dalle persone, appunto su Google. Di solito sono cose inimmaginabili ma, se volete giocarci, vi possiamo dare un indizio: la luna, i cani e i gatti sono in quasi tutte le risposte. Oltre che nei corridoi, gli studenti sono autorizzati a mangiare in mensa anche se non comprano lì il cibo (come me) o, durante la bella stagione, qui quasi tutto l'anno, ai tavolini disposti in giardino.


Durante la pausa pranzo spesso approfitto del fuso favorevole e chiamo i miei amici in Italia: a volte ne nasce un gemellaggio Saluzzo-Chapel Hill con scambi di "Hi" e "Ciao" tra i miei nuovi amici qui e quelli lasciati in Italia... anche un professore ha voluto, un giorno, salutare l'Italia!



13:15-14:05 IED, Introduction to Engineering Design

Dai banconi di legno, le stampanti 3-D e l’enorme lavagna "touch" si capisce subito cosa aspettarsi. 



Anche se all'inizio dell'anno continuavamo con assonometrie e proiezioni ortogonali, finalmente abbiamo poi iniziato a creare veri e propri modelli 3D al computer.
Per imparare a lavorare in gruppo e diventare indipendenti, molto spesso ci vengono assegnati dei progetti da portare a termine in "squadra". Il più delle volte il risultato è piuttosto scadente e pieno di errori, ma quello che conta sono i report in cui si spiega come abbiamo lavorato, se abbiamo seguito l’Engineering Process e ovviamente tutti gli schizzi e i modelli che hanno portato alla soluzione. Io e altre tre amiche ci sediamo sempre negli unici 4 posti vicini e tutte le volte che dobbiamo modellare qualcosa io e Dia lo facciamo in modo diverso da Flin e Rosa. Mr. Vincent ci chiama spesso ad esempio per chi non riesce da solo e, puntualmente, ci chiede: "Girls on the back, quale metodo devo seguire questa volta?". Adoro la materia ed il professore che, quando scopriamo nuove opzioni e comandi del programma utilizzato, si mette a saltellare per la classe facendo ridere tutti, informandoci delle scoperte e battendo il cinque a chi ha trovato la soluzione migliore!


Per darvi un'idea di quello che facciamo, ecco il video del progetto "Puzzle Pieces" che ho creato con Autodesk Inventor e che successivamente abbiamo realizzato in legno.



14.10-13.00 Math 3 PC

E' una classe frequentata da studenti di diversa età perché matematica è una materia obbligatoria. Il livello 3 è l'ultimo obbligatorio ed i requisiti per parteciparvi sono aver superato il livello 1 e 2.

La creazione del piano di studi ha regole ben precise, in primis acquisire i crediti necessari per il diploma. Io non avevo questo problema, ma frequentando il Liceo Scientifico in Italia non volevo rimanere indietro ed ho scelto il livello più alto. Quando però, dopo un paio di mesi, si sono accorti che non avevo un certificato per i primi due livelli, sono andati in tilt. Il fatto che non avessi difficoltà nel seguire il corso e che i voti fossero alti non bastava: volevano un certificato. Come fare? Era il primo anno che frequentavo negli States... stanca di burocrazia inutile mia mamma ha fotocopiato la pagella di terza media e quella di prima superiore dicendo che erano quelli i livelli 1 e 2 previsti. A volte tentar non nuoce....


13.05-15.55 Chemistry

Scegliere questo corso è stato facile: adoro la chimica. Ms. Adcock è piuttosto severa, ma ben organizzata. All'inizio non è stato semplice capire come voleva che le cose venissero fatte, ma con costanza abbiamo capito il suo metodo e la routine delle lezioni ci ha aiutato molto. Non usiamo il libro di testo, come per quasi tutte le materie in realtà, ma delle lezioni preparate dai tre professori di chimica della scuola. I compiti a casa prevedono invece di rivedere dei video, sempre preparati da loro, e di completare delle schede relative a quanto visto. Il fatto di avere tutti i giorni le stesse materie non è male: l'argomento svolto in classe viene ripreso a casa nei compiti e, giorno dopo giorno, si acquisiscono quasi senza accorgersi le competenze necessarie. Non c'è il problema di accumulare pagine su pagine come in Italia.

Per alleggerire le lezioni ogni tanto la professoressa inventa delle attività "alternative": la più divertente è stata il lancio delle patate. Non sapevamo cosa aspettarci; ci avevano solo detto di portare una patata e di andare al campo da football. L'esperimento era semplice: infilare un pezzo di patata da entrambe le estremità di un tubo di acciaio forato e poi, con un angolo di 45 gradi altrimenti non funziona, spingere uno dei due pezzi con un bastone di legno. Poichè i gas all'interno del tubo si comprimono, la pressione sale e la patata viene lanciata. Ecco spiegata la relazione tra volume e pressione nei gas...non credo la dimenticherò!

sabato 11 febbraio 2017

Dalla fiction al reality

Prima di venire negli U.S., una buona parte della mia conoscenza di usi e costumi americani era dovuta ai film ed alle serie televisive. Non mi ha mai entusiasmato la letteratura americana mentre, lo confesso, trovo che le serie TV siano fantastiche.
Da quando sono qui ho più volte vissuto la sensazione del "è proprio come nei film" ed in alcuni casi mi sono ritrovato a pensare ad un particolare episodio di una serie o ad una scena di un film...

1. Le bottiglie nel sacchetto.

Nella quinta stagione della serie The Big Bang Theory, Amy Farrah Fowler si ubriaca in un parcheggio bevendo da una bottiglia nascosta in un sacchetto di carta.  Un classico di molti film e telefilm. Ma perchè il sacchetto?

Sull'alcol e sul consumo di alcol negli U.S. non si scherza.

Innanzitutto la domenica mattina non è possibile comprare qualsiasi bevanda alcolica, men che meno liquori. In North Carolina una legge vieta espressamente la vendita di liquori la domenica dalle 2:00 am a mezzogiorno. Perchè? L'unica cosa che mi viene in mente è una motivazione di tipo religioso: forse si suppone che la domenica mattina si vada in chiesa. Inoltre, sempre la medesima legge, stabilisce che la vendita di liquori e di "vini rinforzati" (tipo sherry e porto) è esclusiva di un concessionario, la "Abc". Quindi nei supermercati trovate vino e birra, alla "Abc" i liquori.

E' un paradiso: file e file di bottiglie dei più svariati liquori. Almeno 50 tipi di tequila diverse ed ho trovato decine di triple sec. Per un cultore del Margarita perfetto (il mio) cosa desiderare di più?


Il neo? Non ti fanno pacchetti e confezioni, ma ti danno un sacchetto di carta tipo quelli che in Italia usiamo per il pane e, quasi di nascosto, devi uscire dal negozio con il malloppo sotto il braccio. Al di là del fatto se esista o meno una legge che vieti il consumo di alcol per strada, non è considerato conveniente trasportare apertamente liquori e consumarli in pubblico. A casa tua fai quello che ti pare, fuori usi il sacchetto o, ancora meglio, non bevi. Se al ristorante non finisci la bottiglia di vino non puoi portartela a casa, perchè è illegare trasportare bottiglie aperte... quindi meglio finirla direttamente al ristorante.




E' un lato dell'integralismo americano che salta subito all'occhio ed è abbastanza inutile, a mio avviso, discutere se sia il sistema migliore per evitare che, soprattutto i minorenni, bevano alcol prima della fatidica data dei 21 anni.

All'Abc ed in alcuni supermercati devi esibire un documento d'identità per acquistare vino e liquori. Inutile fare al cassiere la battuta che forse ti hanno scambiato per un teenager: ti chiedono ugualmente la patente e a volte inseriscono la data di nascita nel registratore di cassa.

Il consumo di alcol da parte di minori sembra essere una questione che assilla gli americani. Tra le pubblicità che passano in modo ossessivo sulla tv via cavo, forse le peggiori sono proprio quelle che riguardano questo problema. Il sottofondo è, quasi sempre, un respiro pesante stile Dart Vader in Star Wars e,  iniziando tipicamente con ragazzo/a invitato ad una festa, si concludono con una madre che, straziata, piange prostrata su un letto di ospedale con la telecamera che sfuma sul respiratore artificiale. Una variante può essere l'incidente d'auto causato dal ragazzo ubriaco. Esagerate? Inutili? Pugno nello stomaco ma efficaci? Mi appello al 5° emendamento e lascio ai posteri l'ardua sentenza. 

P.S. Un paio di settimane fa ci hanno invitato ad un compleanno (festeggiata di età maggiore di 21 anni, anche se non di molto) e abbiamo pensato di regalarle una bottiglia di whisky. Dopo la visita all'Abc, abbiamo scritto "Tanti Auguri" sull'immancabile sacchetto. Sono sicuro che abbia apprezzato il sottointeso!

2. Svoltare a destra.

In un telefilm poliziesco della serie CSI Cyber, la detective protagonista (Patricia Arquette) doveva catturare un rapinatore che, dopo aver compiuto il furto, si era dato alla fuga nell'immancabile metropoli. Un'occhiata alla mappa della città su un gigantesco schermo touch ed individuato il punto di partenza, aveva esclamato: "Per fuggire più velocemente avrà cercato di svoltare il più possibile a destra". Detto fatto: il tecnico addetto faceva comparire i possibili percorsi con più svolte a destra possibili e, poco dopo, il mitico Elijah Mundo assicurava il rapinatore alla giustizia.

Perché chi è in fuga dovrebbe considerare solo "svolte a destra?". Non capivo e tutto subito mi è sembrata un'enorme scemenza o almeno un errore di traduzione. Non sapevo, infatti, che negli U.S. è consentito svoltare a destra con il semaforo rosso se la strada è libera, a meno che non ci sia un cartello che espressamente lo vieti.


La prima volta che mi sono trovato ad un semaforo rosso nella corsia di destra, ho diligentemente aspettato che diventasse verde, ma la mia ignoranza in materia ha parecchio spazientito il guidatore dell'auto dietro la mia. "Perchè strombazza e mi fa segno di andare se il semaforo è rosso?"
  
In effetti è una cosa comoda e che fa risparmiare un mucchio di tempo soprattutto  quando da una strada secondaria ci si immette in una grossa highway, con i tempi di attesa al semaforo che possono essere decisamente lunghi.

Per contro, se si deve girare a sinistra è spesso un incubo perchè si aspetta un'eternità il verde... o sembra ancora più lungo proprio perchè si vorrebbe poter "bruciare" i tempi come quando si svolta a destra?

Spero di ricordarmi, quando tornerò in Italia che un semaforo rosso è un semaforo rosso, sempre.

P.S. A proposito di CSI Cyber: nella sigla iniziale compare una spettacolare inquadratura dell'agente Avery Ryan seduta sulle scale del Lincoln Memorial a Washington. Quando siamo andati a Washington mi sono seduto nel medesimo punto ed ho provato a farmi fare una foto: purtroppo l'effetto non è stato lo stesso.



3. La campanella di fine lezione.

Altra scena tipica da telefilm: siamo nella classica high o middle school. C'è il professore che spiega (spesso seduto sulla cattedra) e, immancabilmente, suona la campanella: gli studenti scappano via rincorsi da frasi tipo "Per domani studiate da pag... a pag...".
Sono cresciuto con "Saranno Famosi", quindi, tra le migliaia di possibilità, citerò solo questa serie.

Quanto la situazione fosse reale lo abbiamo capito con l'ingresso di Rebecca e Tommaso nelle scuole di Chapel Hill. Ogni giorno c'è il medesimo orario ed ogni professore ha la propria aula. Sono i ragazzi che al termine della lezione devono spostarsi in base al loro piano di studi. Hanno cinque minuti di tempo per passare da una classe all'altra e nei corridoi devono rigorosamente tenere la destra in modo che il flusso sia il più scorrevole possibile. Soprattutto nelle scuole con molti studenti, le classi possono essere molto distanti ed i cinque minuti appena sufficienti per lo spostamento.

Anche all'Università uno dei peccati mortali che un docente non deve commettere mai è continuare a spiegare quando mancano pochi minuti alla fine della lezione. Rebecca e Tommaso ci hanno confessato che una delle prime cose che hanno dovuto imparare nei primi giorni di scuola è stata la scoperta del percorso migliore per spostarsi, in cinque minuti, da una classe all'altra ed evitare gli ingorghi.

Ecco perchè al suono della campanella gli studenti si volatilizzano ed ecco perchè molti film e telefilm sono incentrati su ciò che accade tra una lezione e l'altra, piuttosto che nelle aule, con scene che spesso hanno come sfondo le file di armadietti o i ragazzi che velocemente camminano per i corridoi.


Una delle ovvie conseguenza è che i ragazzi cambiano compagni ad ogni ora, sempre in base ai piani di studio: alcune materie sono fisse per tutti, ma molte vengono scelte liberamente con criteri che francamente non ho ancora capito (Daniela, Rebecca e Tommaso, al contrario, sembrano averli compresi benissimo). Non esiste una classe vera e propria, quindi niente foto di classe ma un bel yearbook, un annuario che racconta i fatti dell'anno scolastico e contiene le foto di tutti gli allievi.



P.S. All'inizio dell'anno scolastico i genitori sono stati invitati ad un incontro con i docenti. Abbiamo ovviamente partecipato all'evento ed abbiamo sperimentato lo svolgimento delle lezioni con lo schema americano. Muniti di orario e mappa abbiamo trotterellato da una classe all'altra: 13 minuti per incontro, 3 per lo spostamento e 7 classi da visitare per un totale di 1h e 49 minuti. La voce della preside, tramite l'impianto di altoparlanti interno, scandiva la fine e l'inizio dei vari periodi. Pensavo non potesse funzionare! Al contrario mi sono accorto che era un sistema al quale non ero abituato ma con il quale i genitori dei ragazzi americani sembravano assolutamente a loro agio. Molto era dovuto anche alla preparazione degli insegnati: discorsi e slide per 13 minuti. Come distinguere i novizi come me? Bastava guardare chi non teneva automaticamente la destra nei corridoi.   

giovedì 2 febbraio 2017

Dalle cene con gli amici al Cooking Club

Lunedì 30 gennaio: Italian cuisine al cooking club. La sera prima non avevo ancora deciso che cosa cucinare, pertanto ho riempito il carrello di pacchi di pasta e di riso, passata di pomodoro e verdure varie in attesa di ispirazione. L'unica cosa certa era che avrei fatto il tiramisù come dolce.



Il mattino decido per "assaggi di risotto" e, dopo aver imbustato ingredienti ed attrezzi vari, mi dirigo verso la Blacknall Presbiterian Church di Durham, che mette a disposizione gratuitamente i locali una volta alla settimana. Le partecipanti sono invitate a dare una mano nella preparazione dei piatti, nell'apparecchiare e sparecchiare la tavola, e a condurre il gruppo almeno una volta, che comporta anche procurare gli ingredienti necessari per la ricetta scelta.
Imbocco ormai automaticamente la 501 e, seguendo comunque per scrupolo le indicazioni del mio inseparabile navigatore, giungo a destinazione con largo anticipo. Due chiacchiere con l'instancabile responsabile e, piano piano iniziano ad arrivare le aiutanti chef... si comincia!

Rebecca, che non voleva perdersi l'evento, ha deciso che sarebbe venuta per seguire la preparazione del dessert, di cui scrupolosamente aveva tradotto e ricopiato una ricetta in modo da facilitarne l'esecuzione...lasciandomi alla postazione risotto, del quale non solo non avevo una ricetta scritta, ma non avevo nemmeno ancora deciso come realizzare. Dell'arte dell'improvvisazione lei, giustamente, non ne voleva sapere!



Tiramisù:
Punto primo fare il caffè.  In realtà lo avevamo già preparato la sera prima con una serie di "macchinette" a raffica utilizzando una piccola moca da tre che ci siamo portati dall'Italia, ma volevamo mostrare il processo che fa fuoriuscire quella bevanda che a ragione si chiama caffè! Nessuna ne aveva mai vista una: prima dissertazione su cosa significa un espresso! Non voglio sminuire il caffè americano, ma un buon caffè italiano è ancora un'altra cosa! Primo intoppo: il gas è di proporzioni troppo grandi per la moca e non esiste un riduttore: fortuna che avevamo già il caffè pronto!
Il tempo stringe e Rebecca inizia subito a spiegare a due ragazze giapponesi come separare i tuorli dagli albumi, montare a neve quest'ultimi e sbattere i tuorli  a mano (avevamo solo il nostro mini sbattitore elettrico). La ragazza che si occupa degli albumi sembra avere una visione quando la nuvola bianca quasi trabocca dalla ciotola, mentre la ragazza che a fatica aveva ottenuto una crema giallo pallido vuole provare per alcuni istanti il potere della tecnologia ed incorpora il mascarpone con lo sbattitore elettrico!



Vogliono sapere dove possono reperire gli ingredienti: su tutti c'è scritto "product of Italy" e ne sono affascinate! 
E' ora di inzuppare i savoiardi e disporli a strati con la crema. In  pochissimo tempo le sous chefs diventano così efficienti che Rebecca si incanta a guardare la macchina a ciclo continuo che si è creata e che "sforna" quattro teglie di quello che è definito da tutte il dolce per eccellenza. Lo conoscono e lo hanno già assaggiato al ristorante, ma nessuna lo ha mai mangiato fatto in casa. Fanno la foto della ricetta: chissà se qualcuna di loro lo preparerà di nuovo per qualche occasione speciale!
Una signora vuole fare le cose per bene e tenta di trovare un setaccio per il cacao. La barriera delle lingue si abbatte a gesti: Rebecca traduce dal portoghese all'inglese per le giapponesi! Fantastico! (La signora portoghese è infatti venuta al Cooking Club perchè in visita alla figlia che abita in North Carolina da dieci anni ma, mi spiega in perfetto francese imparato al liceo, l'inglese proprio non le va giù!)

Risotto:
C'è chi affetta cipolle, chi taglia a rondelle le zucchine, chi sbollenta gli asparagi, chi prepara il brodo con i dadi "magici" (usati pochissimo qui perchè preferiscono comprare il brodo già fatto e confezionato in tetrapack).


Tre pentole per tre risotti: uno rosso al pomodoro, uno bianco al parmigiano in onore del Piemonte, e uno verde zucchini e asparagi. The Italian flag sarà il risultato: un pò di sano patriottismo non guasta!
Tre mescolano e un jolly aggiunge mestoli di brodo all'occorrenza... io rispondo a domande tipo quale riso usare e come eventualmente sfumare con il vino (per regolamento non ho potuto usarlo per ristrettezze religiose).


Tra una chiacchiera e l'altra i chicchi sono pronti! Tutti a tavola.
C'è chi ha già predisposto piatti, bicchieri, posate e caraffe d'acqua. Non ci rimane che augurarci buon appetito, che qui si dice "Enjoy!".


Anche i bambini sembrano soddisfatti e con la pancia piena e complice forse il caffè a cui non sono abituati, iniziano a rincorrersi per il salone...i più piccoli si addormentano... è ora di sparecchiare e di darci appuntamento alla prossima settimana.


Raccogliamo le nostre cose e tra gli ultimi saluti c'è chi ci abbraccia per ringraziarci.

Il ringraziamento va a tutte le persone che credono in questa bellissima iniziativa, che dedicano il loro tempo e le loro energie affinchè donne di tutto il mondo riscoprano con i profumi e i gusti delle altre culture, ma soprattutto con il calore umano, che ha un linguaggio comprensibile a tutti, una casa lontano da casa!